Bec di Mea (Groscavallo)
Risalendo la Val Grande si scorge, sin dall’abitato di Cantoira, una curiosa cuspide rocciosa che emerge dalle verdissime e grandi foreste che ammantano i fianchi della montagna; è il Bec di Mea, che però cela ancora la parete su cui corrono tutte le vie. Solo arrivati al piccolo paese di Bonzo la parete si svela, e dai giochi di ombre e luci risalta in tutta la sua evidenza il grande “Naso”.
Il Bec di Mea è sprofondato in un meraviglioso anfiteatro a cui fanno da sipario le severe e dirupate bastionate del fondovalle, solcate da ripidi canali nevosi e nel cui cuore sono incastonati tormentati e cupi ghiacciai. Questa solare e granitica parete certo non poté sfuggire, alla fine degli anni sessanta, a G.P. Motti, uno dei grandi profeti della scalata, che in compagnia di G.C. Grassi aprì la prima via nell’ormai lontano 1967.
La pietra della Mea è molto salda, ricca di belle fessura ma, soprattutto, di grandi placconate su cui abbondano i “ghiandoni” che rendono superabili in libera passaggi diversamente assai ostici. Una visita a questa struttura è quindi molto consigliata, vuoi per l’ambiente, vuoi per la bella scalata. E forse anche un po’ per rivisitare un luogo che, nel suo piccolo, è stato un importante tassello nella storia dell’alpinismo piemontese.
Punti di appoggio:
- “Pizzeria degli Amici” a Cantoira (specialità pizza).
- “Da Cesarin” Trattoria sita a Breno (cucina montanara); è presente uno storico quaderno delle vie di arrampicata.
- “A Ca’ di Martu” trattoria sita a Groscavallo (cucina montanara).
- Locanda Fermata Alpi Graie via Sobrile, 1 10070 Groscavallo (TO) -frazione Forno Alpi Graie tel. 3398254669.
- É da segnalare lo storico albergo “Savoia” sito in Forno Alpi Graie, al fondo della vallata. Atmosfera ottocentesca e quaderno recente delle vie di Sea e di settori vicinori.
- A Cantoira è presente un campeggio.
Accesso:
Risalire la Val Grande sino a Bonzo, frazione di Groscavallo.
Parcheggiare l’auto nel posteggio accanto alla chiesa. Attraversare la strada e, in prossimità di una fontana di fronte alla chiesa, salire, in mezzo alle case, per una ripida stradina. Seguirla sino ad incontrare una strada asfaltata. Da questa, accanto al muro di cinta di un cortile (cartello in legno con indicazione Bec di Mea), imboccare un sentiero. Costeggiato il muro e attreversato un ruscelletto si giunge in un prato con grosse piante; seguire ancora l’evidente sentiero verso dx sino ad incontrare una deviazione che s’inerpica a sx. Seguire questa deviazione (che fa tornare nella direzione del prato) fino a giungere, dopo pochi minuti, ad un edificio in cemento. Il sentiero è ben individuabile, anche se in questo tratto molto disturbato dalla vegetazione. Il sentiero sale dapprima nel bosco con ripide svolte, per diventare poi un bel sentierone, a mezza costa, in mezzo ad una bella e suggestiva pineta. Dopo la pineta seguono altre ripide svolte e un traverso verso sx; a questo punto si incontra un bivio. Prendere il sentiero in piano verso sx (se si guarda bene c’è una freccia rossa molto scolorita). In breve si giunge in prossimità della parete; salire in mezzo al bosco, come meglio si può, alla base, seguendo qualche ometto. Circa 45 minuti.
Le vie di salita
Gran Diedro di Sinistra
Primi salitori: Carena, Grassi, Manera, Motti nel gennaio 1968.
Gran Diedro di Sinistra
La Via del Gran Diedro è la prima ad essere stata aperta su questa parete. E' quindi una via storica, tra l’altro molto bella e caratteristica, che sintetizza molto bene un po’ tutti gli stili di arrampicata granitica, dalla fessura alla placca ed i diedri. E’ bene ricordare che, non essendo attrezzata, la via deve essere affrontato solo se si ha dimestichezza con nut, friend e chiodi; d’altra parte è auspicabile che non vengano piazzati fix che toglierebbero a questa via gran parte del suo attuale fascino. La via attacca in comune con la Via del Naso, sotto la verticale del grande tetto. Per questa prima lunghezza si può quindi scegliere tra la variante spittata (circa 6a) o il tiro originale (III e IV sprotetti). Una volta arrivato alla cengia con albero, invece che spostarsi a dx verso il diedro spittato (Via del Naso), si attacca direttamente il fessurone, appena a sx della sosta. Dopo qualche metro facile la fessura supera una pancia leggermente strapiombante (grosso chiodo “bong” con fettuccia); è il passo più duro della via, superabile però agevolmente in artificiale (A1). Dopo il ribaltamento sopra la pancia la fessura prosegue netta ma troppo larga per consentire alcuna protezione (IV+ per diversi metri). Salire fin dove la fessura diventa più verticale e spostarsi quindi sulla placca-muro a sx (lametta in posto). I passaggi non sono duri ma un po’ delicati. Salire decisamente in verticale (l’unica protezione da mettere è un chiodino) fino ad un comodo terrazzo all’altezza del grande tetto (V/IV+). Questo è il tiro più spettacolare della via, più impressionante che difficile, ma richiede comunque attenzione…una caduta non è auspicabile. Attaccare quindi il successivo diedro-fessura (la vegetazione disturba un po’) verticale ed atletico (qualche chiodo arrugginito in posto) per arrivare ad un comodo pulpito (15m circa, 6a+). Dalla sosta seguire per alcuni metri il fondo di un diedrino erboso, la fessura diviene man mano più netta e pulita fino a piegare a dx formando un bellissimo diedro. Superato questo si fa sosta (V e 6a). Dalla sosta ci si sposta a dx, aggirando lo spigolino per poi traversare decisamente a dx (alcuni passi delicati e scarsamente proteggibili… attanzione al secondo) fino alla base del tetto finale (V e poi IV+). A questo punto la via originale esce a dx (IV e V) ma è consigliato uscire per l’ultimo tiro della Via del Naso (un passo di 6c, dura arrampicata ad incastro, ottime protezioni a fix).
La via del Naso
Primi salitori: Grassi e Motti nel gennaio 1969.
È la via simbolo della struttura e del Nuovo Mattino della Valle Grande.
Salita:
La via del Naso
La via attacca sotto la verticale dell’enorme tetto ben visibile anche dal fondovalle (fix visibili).
Primo tiro (variante): placca leggermente lichenosa. Il 6a è abbastanza obbligatorio e la spittatura in un paio di punti non è proprio ottimale; in alternativa si può salire per il tiro originale che passa nella zona rotta appena a dx (III e IV-, utili un paio di friend poiché la lunghezza è sprotetta). Entambi portano ad una bella cengia con albero.
Secondo tiro: spostarsi a dx e attaccare un diedro protetto a fix. Seguire tutto il diedro (nella parte centrale utile un friend) fin sotto uno strapiombino che si supera con un passo un po’ atletico ma ben protetto (V+).
Terzo tiro: dalla sosta salire ed infilarsi in una curiosa spaccatura strapiombante (V+). Uscire da questa e raddrizzarsi su una scomoda cengetta all’inizio del grande tetto.
Quarto tiro: traversare a sx sopra il bordo del tetto, sfruttando, per le dita, una netta fessura fino ad arrivare, con un passo un po’ delicato, alla base di un marcato diedro (V+, sosta scomoda).
Quinto tiro: superare con bella arrampicata il diedro (chiodi e alcuni fix, 6a+) che termina su un liscio placcone (chiodi a pressione, 6a+ oppure A1); traversare il placcone verso sx fino in sosta.
Sesto tiro: dalla sosta superare direttamente il breve ma intenso muretto fessurato (V+) e ribaltarsi sulla grande placca superiore (III+), facile ma improteggibile. Traversarla verso dx fino alla base di un muro (spit vecchio). Superare il muro, liscio ma non difficile, e dopo una spaccatura con un pinetto attraversare verso dx in sosta sotto il tetto finale (V+ max). in alternativa. invece che andare in sosta si può proseguire dritto sullo spigolo, seguendo una variante attrezzata a fix e circa di 6a, evitando così il tetto finale.
Settimo tiro: superare con arrampicata difficile ad incastro la fessura alla base del tetto (attrezzatura ottima a fix, in libera 6c, altrimenti A0).
Discesa:
Dall’ultima sosta calarsi verticalmente sino ad una nicchia (sosta con catena). Da qui calarsi sino alla sosta alla base del diedro del quinto tiro. Da questa sosta si arriva, con una doppia spettacolare sotto il grande tetto (prusik utile) alla cengia con albero. Ancora una breve doppia (circa 20m) riporta alla base. Le quattro doppie, a parte la seconda, sono sulla via.
Via dei Cunei
Primi salitori: Grassi, Morittu, Bonfanti nel 1990.
Salita:
La via dei Cunei
Via divertente e, nonostante la scarsa frequentazione, pulita. L’ultimo tiro è forse il più impegnativo perché, rispetto ai precedenti, un po’ più ingaggiato.
La via attacca sulla destra rispetto alla direttrice del grande tetto, in mezzo al bosco. La via è segnalata da una freccia gialla alla base e anche gli spit sono gialli. L’attacco è subito caratterizzato da una partenza un po’ violenta in fessura (6b+/6c), ma ben chiodata. Si può prosegue più facilmente fino ad una cengia, dove sembra perdersi; attaccare la placca all’estremità destra di tale cengia per arrivare alla prima sosta (IV).
Variante consigliata: arrivati alla cengia invece di proseguire per la placca sostare alla radice di un’invitante fessura. Attaccare direttamente la fessura che presenta un bel passaggio atletico un po’ strapiombante (V+, 6a da proteggere). Superata la strozzatura proseguire facilmente fino al termine della fessura, fin contro un muro; sostare sfruttando un grosso Bong giallo e aggiungendo un friend medio. Da questa sosta traversare a destra e giungere senza difficoltà alla prima sosta.
Dalla prima sosta vincere direttamente una pancia con un passo di boulder assai difficile (piccole reglettes e difficile uso dei piedi, 6c/6c+). Salire poi per l’abbattuta placca (6a-6b) andando a sostare, leggermente a sx, su un terrazzino sotto un albero, alla base di un bel diedro ad arco fessurato. Sosta.
Salire la bella fessura ribaltandosi, al suo termine, su un terrazzino, sosta (tiro breve, 6a).
Dal terrazzino salire seguendo lo speroncino sino all’inizio dell’ultimo estetico muro che si vince superando alcuni passi delicati con chiodatura un po’ distanziata (6a+).
Discesa:
Dall’ ultima sosta spostarsi verso sx (faccia a monte) e, tenendosi vicini al bordo della parete, reperire una catena, prima doppia. Calarsi verticalmente sino ad una nicchia (sosta con catena). Da qui calarsi sino alla sosta alla base del diedro della via del Naso. Da questa sosta si arriva, con una doppia spettacolare sotto il grande tetto (prusik utile), a una cengia con albero. Ancora una breve doppia (circa 20m) riporta alla base. Le quattro doppie, a parte la seconda, sono sulla Via del Naso.
Stati di Diritto
Primi salitori: Grassi, Morittu, Bonfanti nel 1990
Stati di Diritto
Via divertente e, nonostante la scarsa frequentazione, pulita. L’ultimo tiro è forse il più impegnativo perché, rispetto ai precedenti, un po’ più ingaggiato.
Salita:
La via attacca sulla destra rispetto alla direttrice del grande tetto, in mezzo al bosco. La via è segnalata da una freccia gialla alla base e anche gli spit sono gialli. L’attacco è subito caratterizzato da una partenza un po’ violenta in fessura (6b+/6c), ma ben chiodata. Si può prosegue più facilmente fino ad una cengia, dove sembra perdersi; attaccare la placca all’estremità destra di tale cengia per arrivare alla prima sosta (IV).
Variante consigliata: arrivati alla cengia invece di proseguire per la placca sostare alla radice di un’invitante fessura. Attaccare direttamente la fessura che presenta un bel passaggio atletico un po’ strapiombante (V+, 6a da proteggere). Superata la strozzatura proseguire facilmente fino al termine della fessura, fin contro un muro; sostare sfruttando un grosso Bong giallo e aggiungendo un friend medio. Da questa sosta traversare a destra e giungere senza difficoltà alla prima sosta.
Dalla prima sosta vincere direttamente una pancia con un passo di boulder assai difficile (piccole reglettes e difficile uso dei piedi, 6c/6c+). Salire poi per l’abbattuta placca (6a-6b) andando a sostare, leggermente a sx, su un terrazzino sotto un albero, alla base di un bel diedro ad arco fessurato. Sosta.
Salire la bella fessura ribaltandosi, al suo termine, su un terrazzino, sosta (tiro breve, 6a).
Dal terrazzino salire seguendo lo speroncino sino all’inizio dell’ultimo estetico muro che si vince superando alcuni passi delicati con chiodatura un po’ distanziata (6a+).
Discesa:
Dall’ ultima sosta spostarsi verso sx (faccia a monte) e, tenendosi vicini al bordo della parete, reperire una catena, prima doppia. Calarsi verticalmente sino ad una nicchia (sosta con catena). Da qui calarsi sino alla sosta alla base del diedro della via del Naso. Da questa sosta si arriva, con una doppia spettacolare sotto il grande tetto (prusik utile), a una cengia con albero. Ancora una breve doppia (circa 20m) riporta alla base. Le quattro doppie, a parte la seconda, sono sulla Via del Naso.