Barrouard (2865 m)
Il Barrouard visto dai laghi di Sagnasse
Il Barrouard è una cima tondeggiante, la prima di una certa importanza della lunga cresta spartiacque fra la Val Grande e la Valle dell'Orco.
Domina da sud la magnifica Comba del Dres, ad ovest invece si presenta lo scenario fantastico del Vallone della Gura, dalla Cima Monfret alla Levanna Orientale.
Accesso:
Risalire tutta la Val Grande fino a Pialpetta (frazione di Groscavallo). Poche centinaia di metri dopo quest'ultimo abitato andare a destra seguendo una carrozzabile che si stacca nei pressi di un pilone votivo (indicazioni per Alboni - Rivotti). Con alcune svolte ci si porta a monte di Pialpetta, ad un nuovo bivio andare a sinistra (indicazione per Rivotti). Seguire la carrozzabile recentemente asfaltata che supera alcune piccole borgate fino a quando si entra in vista della chiesetta dei Rivotti. L'apparire della bianca Chiesa della Visitazione è forse una delle immagini più suggestive e classiche di tutte le Valli di Lanzo. Dove è possibile lasciare l'auto.
Salita:
- Località di partenza: Rivotti frazione di Groscavallo (1450 m).
- Tempo di salita: 4 h.
- Difficoltà: E (escursionismo medio).
I Rivotti con la Chiesa della Visitazione
Seguire la stradina asfaltata che sale a destra, appena prima delle case di Rivotti. Al primo tornante lasciare la strada per imboccare un sentierino che in breve conduce all'Alpe Crest, passa tra le costruzioni e sale nuovamente alla carrozzabile. Andare a destra per pochi metri (punto panoramico) e nei pressi di una curva salire a sinistra seguendo i bolli segnavia; superata una breve fascia boschiva si risale un prato incontrando la stessa carrozzabile di prima (ora sterrata). Piegare a sinistra iniziando a seguire fedelmente la strada che, dopo una breve discesa, procede dolcemente in salita compiendo un lungo mezzacosta. Oltrepassato un corso d'acqua si supera il gruppo di alpeggi Le Moie posto pochi metri a valle della strada mentre nel vallone dell'Alpetto, che si apre a monte della carrozzabile stessa, si notano altri alpeggi. Alcuni tornanti consentono di prendere quota, si ignora una deviazione sulla destra e, proseguendo verso ovest, si supera la costiera rocciosa che divide il vallone dell'Alpetto da quello di Sagnasse.
Un tratto praticamente pianeggiante porta a superare l'alpe Gias Crest ed una successiva deviazione della carrozzabile che scende agli alpeggi Gias Piano, posti sul sottostante pendio e, pochi metri dopo, prima dell'alpe Gias dei Signori, si abbandona la strada per salire a destra (indicazioni su una pietra e cartello indicatore).
Le grange diroccate di Gias Giom
Un sentierino abbastanza evidente risale il pendio coperto da bassa vegetazione puntando ad un grosso masso diviso in due da una spaccatura (evidente già dalla strada); si supera infine il macigno lasciandolo a destra e, fatti ancora pochi metri in salita, si arriva al Gias del Laghi (2072 m) mentre in basso a destra si vede il Lago di Sagnasse Inferiore (2053 m). Dal retro delle baite che si trovano presso il lago inferiore avviarsi in direzione ovest, attraversando pascoli quasi in piano ed in abbandono dove il sentiero è difficilmente riconoscibile.
Passare sul fianco sinistro di un vicino cocuzzolo tozzo, di roccia liscia, e continuare in leggera salita senza tendere a destra; più avanti si fa notare un piccolo casolare che va raggiunto: è il più basso e meridionale dell'invisibile gruppo di baite del Gias Giom (2188 metri) a cui subito si arriva salendo verso destra.
Questi casolari, con al centro una grossa vasca circolare in muratura, sono situati in una leggera concavità del pendio sud-est scendente dal Barrouard. Dalle baite il sentiero piega a destra per portarsi sopra la scarpata; abbandonarlo (porterebbe al Corno Bianco - 2883 metri) e volgere a sinistra in direzione di una marcata cresta che scende verso sud dal Barrouard. Risalirlo per pendii che si fanno via via più ripidi e intersecati in diversi punti da basse bastionate rocciose, puntando verso la vetta.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Val Grande
Laghi di Sagnasse
Gias dei Laghi (2072 m)
Escursione facile, grazie allo sterrato che raggiunge i numerosi Gias della zona, che si svolge in un ambiente stupendo con vista su tutta la parte alta della Val Grande. Ė frequente incontrare sulla strada sterrata gli appassionati della mountain bike mentre le marmotte popolano in buon numero i pascoli. Volendo proseguire fino al termine della carrareccia si giunge al Gias Nuovo Fontane (1999 m), autentico belvedere sul Vallone della Gura. Nella zona di Sagnasse, toponimo che indica una zona ricca d'acqua, non esiste vegetazione di alto fusto ma un vero e proprio giardino fiorito, con rododendri, genziane, genzianelle, primule e ranuncoli.
Accesso:
Risalire tutta la Val Grande fino a Pialpetta (frazione di Groscavallo). Poche centinaia di metri dopo quest'ultimo abitato andare a destra seguendo una carrozzabile che si stacca nei pressi di un pilone votivo (indicazioni per Alboni - Rivotti). Con alcune svolte ci si porta a monte di Pialpetta, ad un nuovo bivio andare a sinistra (indicazione per Rivotti). Seguire la carrozzabile recentemente asfaltata che supera alcune piccole borgate fino a quando si entra in vista della chiesetta dei Rivotti. L'apparire della bianca Chiesa della Visitazione è forse una delle immagini più suggestive e classiche di tutte le Valli di Lanzo. Dove è possibile lasciare l'auto.
I Rivotti con la Ciamarella
sullo sfondo (a sinistra)
Caratteristica è la cappella dei Rivotti, un oratorietto che ha fatto diventare poeta persino il compassato, e sempre stilisticamente complesso, Augusto Cavallari Murat: "se un fiore a trifoglio spaziato candido come un giglio con naturalezza semplice si sposa alla prateria, verde sullo sfondo azzurro cobalto e lapislazzuli delle montagne innevate, allora la preghiera a Dio dell'onesto mandriano è il paesaggio stesso così integrato".
La pianta della cappella assomiglia infatti ad un trifoglio, con la zona destinata ai fedeli rettangolare ed il presbiterio, separato da una balaustra in legno, di forma trilobata. La costruzione attuale è settecentesca, ma nell'interno un quadro secentesco, che forse originariamente si trovava sull'altare, ed un raro dipinto su vetro dello stesso periodo fanno pensare che già esistesse un più antico edificio, poi inglobato nell'attuale. La chiesa è dedicata alla Visitazione della Vergine, cioè alla visita fatta da Maria ad Elisabetta. Un quadro di tale soggetto, settecentesco, è posto dietro l'altare. Anche i candelieri, il tronetto, le carteglorie e la porta del tabernacolo sono del Settecento. Assai originale è la cuspide del campanile, semisferica, rivestita da lose semicircolari che conferiscono alla copertura l'aspetto delle squame di un pesce.
Salita:
- Località di partenza: Rivotti frazione di Groscavallo (1450 m).
- Tempo di salita: 1 h. 45 min.
- Difficoltà: T (escursionismo facile).
La Cappella della Visitazione ai Rivotti
Seguire la stradina asfaltata che sale a destra, appena prima delle case di Rivotti. Al primo tornante lasciare la strada per imboccare un sentierino che in breve conduce all'Alpe Crest, passa tra le costruzioni e sale nuovamente alla carrozzabile. Andare a destra per pochi metri (punto panoramico) e nei pressi di una curva salire a sinistra seguendo i bolli segnavia; superata una breve fascia boschiva si risale un prato incontrando la stessa carrozzabile di prima (ora sterrata). Piegare a sinistra iniziando a seguire fedelmente la strada che, dopo una breve discesa, procede dolcemente in salita compiendo un lungo mezzacosta. Oltrepassato un corso d'acqua si supera il gruppo di alpeggi Le Moie posto pochi metri a valle della strada mentre nel vallone dell'Alpetto, che si apre a monte della carrozzabile stessa, si notano altri alpeggi. Alcuni tornanti consentono di prendere quota, si ignora una deviazione sulla destra e, proseguendo verso ovest, si supera la costiera rocciosa che divide il vallone dell'Alpetto da quello di Sagnasse.
Un tratto praticamente pianeggiante porta a superare l'alpe Gias Crest ed una successiva deviazione della carrozzabile che scende agli alpeggi Gias Piano, posti sul sottostante pendio e, pochi metri dopo, prima dell'alpe Gias dei Signori, si abbandona la strada per salire a destra (indicazioni su una pietra e cartello indicatore).
Lago Superiore di Sagnasse (2083 m)
Un sentierino abbastanza evidente risale il pendio coperto da bassa vegetazione puntando ad un grosso masso diviso in due da una spaccatura (evidente già dalla strada); si supera infine il macigno lasciandolo a destra e, fatti ancora pochi metri in salita, si arriva al Gias del Laghi (2072 m) mentre in basso a destra si vede il Lago di Sagnasse Inferiore (2053 m). Proseguendo lungo il sentiero si passa tra le case, si piega leggermente a destra, si attraversa un piccolo rio e con una breve risalita, appoggiando gradualmente verso sinistra, si raggiunge in pochi minuti anche il Lago di Sagnasse Superiore (2083 m), posto in una amena e verdeggiante conca.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Val Grande
Laghi del Seone
Lago Inferiore del Seone (2514 m)
Si risale, per raggiungere i laghi, tutto il Vallone di Vassola. I Laghi del Seone sono degli autentici gioielli incastonati nella selvaggia bellezza del vallone, in particolare è molto suggestivo il lago inferiore (2514 m). Molto interessanti anche i piccoli borghi che si trovano all'inizio dell'escursione: Vonzo e Chiappili. Le case che costituiscono i due abitati sono state brillantemente ristrutturate mantenendo così l'aspetto antico delle borgate. Un'altra attrattiva del vallone sono i due ponti in pietra a schiena d'asino che scavalcano il torrente Vassola nei pressi dell'omonimo alpeggio. Nel cuore del vallone, tra innumerevoli salti rocciosi, gli alpeggi appaiono solo all'ultimo istante, integrati come sono in modo assolutamente perfetto nell'ambiente naturale in cui sono inseriti. Passati i ponti a schiena d'asino, con una ripida salita, in pochi minuti si giunge all'Alpe Balmot. Dopo una curva verso ovest il vallone si apre nel pianoro dove si trova l'Alpe Veilet (2223 m). A far da corona alla testata del vallone di Vassola si trovano il Monte Bessun, la Cima Giardonera, i Picchi del Seone ed il Gran Bernadè, tutte montagne che superano i 2700 metri di quota. Impressionante, lungo tutta l'escursione, l'altissimo numero di alpeggi che si superano o che si avvistano lungo i pendii e tutta la serie di opere per "addomesticare" la montagna (ponti, canali per irrigare i prati, mulattiere selciate) che ogni tanto compaiono improvvisamente e per brevi tratti. Sono tutti segni di un antico sfruttamento del vallone e sono anche muti testimoni di una civiltà, quella dei montanari, fatta di fatica e privazioni che sta lentamente scomparendo.
Lago Superiore del Seone (2540 m)
Accesso:
Da Lanzo raggiungere Cantoira e proseguire lungo fondovalle della Val Grande verso Chialamberto. Prima di Chialamberto, superata la frazione di Prati della Via, si trova a destra una deviazione che va seguita (indicazione Vonzo - Candiela). Dopo un paio di tornanti tra le villette ad un bivio andare a sinistra, in salita. Proseguire per un buon tratto fino ad una nuova deviazione dove va presa la strada di destra, in salita (andando a sinistra si scenderebbe a Chialamberto). Un'altra serie di tornanti conduce ad un nuovo bivio dove si deve continuare in salita ignorando la deviazione a sinistra per Balmavenera, poco dopo si arriva e si supera la frazione Candiela,posta in stupenda posizione panoramica sulla valle. Continuando ancora in salita si arriva in vista di Vonzo dove, ad un bivio, si deve andare a sinistra per passare a monte dell'abitato e parcheggiare nel piazzale nei pressi della Cappella di San Bernardo.
Salita:
- Località di partenza: Chialamberto frazione Vonzo (1231 m).
- Tempo di salita: 4 h circa.
- Difficoltà: E (escursionismo medio)
Il ponte sul Rio Vassola
Dal piazzale tornare indietro di pochi metri per imboccare una stradina recentemente asfaltata (sbarra metallica) che sale nel bosco: si tratta della strada che, divenendo poi sterrata, raggiunge gli alpeggi posti nei dintorni del Santuario di Ciavanis. Seguendo integralmente la carrozzabile si arriva in circa 30 minuti ad un bivio (fino a qui si può anche arrivare imboccando un sentiero che si trova a monte della frazione, sulla sinistra della carrozzabile, quando dal bivio a valle di Vonzo si prosegue verso il piazzale della chiesa. Il sentiero, non evidentissimo, risale un bel bosco e consente di risparmiare una decina di minuti rispetto alla strada).
Da qui andare a sinistra (indicazione) raggiungendo con un tratto quasi pianeggiante il borgo di Chiappili (1439 m). Passare tra le case della frazione e superare la chiesetta di S. Vito, subito dopo la terzultima abitazione del villaggio si va a destra (piccola centralina ENEL), nel prato, che si risale su tracce di sentiero oltrepassando piccoli sbarramenti paravalanghe. Si raggiunge e si supera un alpeggio e poco dopo se ne raggiunge un altro. Passare tra le costruzioni e con un ultimo tratto di salita in breve si arriva ad una strada sterrata (nei pressi di un albero isolato) dove si deve andare a sinistra (si tratta di una deviazione che si stacca dalla strada che sale al Ciavanis). La carrozzabile compie una curva a destra e si entra nel Vallone di Vassola; si scende poi poi leggermente per avvicinarsi al corso d'acqua entrando in vista del ponte in pietra (non va attraversato); i ponti erano due ma purtroppo uno è crollato in seguito alla piena del rio. Nei pressi del primo ponte (ora crollato) la strada termina in uno slargo. 50 metri prima del ponte parte un sentierino che permette di accedere all'Alpe di Vassola di Sotto e di Sopra.
Alpe Superiore di Vassola
Seguire la traccia che si fa più impegnativa. Dopo un tratto non molto ripido la salita si fa più impegnativa, tra la vegetazione, in alcuni tratti un po' invadente. Si supera un alpeggio posto al riparo di un masso sporgente e la marcia continua verso nord attraversando un piccolo rio, che a valle forma una cascata, e raggiungendo l'Alpe Balmot (1894 m). Si superano le costruzioni lasciandole a destra, si prosegue con un tratto a mezza costa con alcuni brevi strappi in salita e poco dopo, in leggera discesa, si incontra un altro grosso masso sporgente; infine si raggiunge il Rio Vassola. Il corso d'acqua va attraversato passando su una roccia sulla quale scorre il torrente (si trova in loco un corrimano); il guado non è difficile ma alle volte, durante lo scioglimento della neve o dopo forti piogge, c'è il rischio di bagnarsi i piedi (l'alternativa è togliersi gli scarponi). Dopo il corso d'acqua il sentiero si fa meno evidente ed è segnalato da ometti in pietra. Risalito un pendio si arriva all,Alpe Rossa di Sotto (2094 m) posta nei pressi di roccioni di colore giallo rossastro e, oltrepassate le costruzioni lasciandole a sinistra, si passa tra rocce e massi di varie dimensioni, in un ambiente particolarmente suggestivo.
Il sentiero, ora più evidente e che in realtà pare trattarsi di una vecchia "roja" (canale per portare acqua ai vicini alpeggi), passa poco distante dal torrente rimanendo sulla destra orografica.
Una breve salita permette di arrivare al ripiano dell'Alpe Veilet (2223 m), le costruzioni si raggiungono curvando verso sinistra e superando un corso d'acqua. Il sentiero passa sulla destra del nucleo principale di alpeggi, costeggia un dosso erboso e poi piega a destra verso una parete rocciosa che delimita il pianoro sulla sinistra orografica. La traccia prende a salire tra le rocce con alcuni tratti gradinati con pietre, un tornante fa volgere la marcia verso destra, si passa sotto ad una cascatella e dopo alcune decine di metri la pendenza si attenua. Il sentiero piega a sinistra, oltrepassa un piccolo rio e prende quota passando tra le rocce; all'improvviso, sulla sinistra del sentiero, si rende visibile un piccolo specchio d'acqua (è quello qui chiamato Terzo lago del Seone). Qui si lascia la traccia segnata per salire verso destra, alla volta della conca che ospita il Lago Inferiore e quello Superiore (si può prendere come riferimento un curioso pinnacolo roccioso posto sui contrafforti del Monte Bessun). Passando tra massi di varie dimensioni in breve si arriva al Lago del Seone Inferiore (2514 m). Il lago superiore (2540 m), chiuso nella conca rocciosa soprastante, si raggiunge in pochi minuti dal lago più basso salendo verso nord-ovest.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Val Grande
Bellavarda (2345 m) e Punta Marsè (2317 m)
Panorama dal Colle della Paglia
La Bellavarda è sicuramente una delle montagne più frequentate delle Valli di Lanzo per lo splendido panorama che si può ammirare dalla sua cima, come ricordato dallo stesso toponimo, caratterizzata da una croce metallica. La Punta Marsè è invece meno frequentata, forse per l'accesso più scomodo, ma lo stesso panorama è arricchito dalla vista del Gran Paradiso. Da tutte due le cime si hanno comunque stupende visioni sulla Val Grande, sulle altre cime delle Valli di Lanzo, sul gruppo del Gran Paradiso e in lontananza sul Monviso e sulla catena delle Alpi Marittime. In caso di nebbia è consigliabile fermarsi alla chiesetta di San Domenico. Durante la salita si può vedere alle spalle del paesino di Lities una serie di formazioni rocciose, chiamate Rocca di Lities, dove sono state tracciate difficili vie di arrampicata.
Questa zona è stata luogo di Resistenza nel periodo 43-45. Si riporta l'estratto di una testimonianza tratta da La rivista della montagna, Aprile 1986. I ribelli della montagna, di Tino Vottero Fin, partigiano e poi sindacalista, residente a Mezzenile.
Vetta Punta Marsè
Il tragico inverno 1944-45
Il 10 novembre 1944 gettava costernazione il proclama di Alexander che significava un altro inverno di guerra. E che inverno. Come affermò giustamente il generale Trabucchi, se l'uso continuo di questo aggettivo non gli avesse fatto perdere un po' di valore, si dovrebbe dire che fu tragico. Penoso il periodo novembre-gennaio. Si era sempre più braccati. Il nemico aveva stabilito un presidio a Ceres, con terrore della popolazione, perlustrazioni quotidiane con arresti e fucilazioni e con le solite ruberie. I partigiani dovevano spostarsi continuamente, passando d'inverno dov'era già difficile passare d'estate, con le spie che tutto riferivano. E ogni tanto con rastrellamenti più massicci. Qualcuno veniva catturato e torturato, ma nessuno parlava: i martiri offrivano la vita con fierezza, per dare ai compagni superstiti un migliore avvenire di libertà e giustizia sociale.
Un attacco fascista ha luogo il 15 gennaio in Val Grande. A Chialamberto vi sono molti partigiani. Una sessantina di garibaldini del comandante Burlando fuggono verso Vonzo e giunti un po' in alto aprono il fuoco. Gli invasori si trincerano nelle case e contrattaccano con le armi pesanti. Per evitare rappresaglie all'abitato, i partigiani si sganciano verso l'alto per passare in Val d'Orco, ma c'è un metro di neve. Mentre quelli salgono sulle piste, questi devono districarsi sul ripido della neve, finché spendendo ogni energia arrivano alla cappella del Ciavanis, marci di sudore con la temperatura gelida, con gli scarponi fradici, spossati, senza viveri, qualcuno crollato psichicamente. Il futuro è nero, la neve lassù ancor più alta. Si scaldano bevendo acqua calda in cui a mo' di tisana immergono i fiori secchi trovati sull'altare. Dopo una notte terribile puntano al Col della Paglia, a 2149 metri, battendo faticosamente pista anche con le pale. Scavalcano finalmente il colle e ne discendono più lieti, ma una valanga per poco non li spazza via, e alcuni sono travolti ma estratti incolumi. Nella notte giungono alla case di Pian Dema, i cani abbaiano, i montanari ricoverano quei poveretti e li ristorano con latte e macellando una capra.
Le spie però non stanno inoperose e ben presto arrivano i fascisti da Locana. Di nuovo è fuga verso l'alto, uno viene ferito, preso e fucilato. Sotto il pericolo delle valanghe riescono a superare il Colle di Perascritta e a scendere verso Coassolo. Molti sono allo stremo delle forze, a qualcuno bisogna puntare la pistola: o vai avanti o ti uccido per non farti torturare dalle brigate nere. Coassolo risulta libera da truppe e possono ricoverarsi lì. Poi in sei giorni e sei notti si trasferiscono alla spicciolata a Levone e là vengono imboscati bene dai paesani. Tre giorni di riposo e vanno di nuovo in attività.
Accesso:
- Località di partenza: Lities (1143 m) - frazione di Cantoira.
- Tempo di salita: 3h 30 minuti
- Difficoltà: E (Escursionismo medio)
Panorama dalla vetta
della Bellavarda
Immediatamente prima della chiesetta si trova l'attacco del sentiero contraddistinto da un cartello in legno. La salita inizia costeggiando alcune abitazioni e poi risale un ripido valloncello bagnato da un torrente. Vanno seguiti i rari bolli rossi ed un segnale su un pilone votivo, poco prima di entrare in un bel bosco di faggi con un'ampia curva a sinistra. Si continua a salire lungo l'evidente sentiero in diagonale e si superano due rii, andando poi a destra si esce dalla zona boschiva e si raggiungono le case del Gias Lavassè (1552 m). Superate le abitazioni si continua verso destra attraverso bei pascoli, si superano alcuni alpeggi e si risale un pendio erboso raggiungendo un pilone votivo piuttosto evidente: di lì, procedendo verso sinistra, si arriva velocemente alla chiesetta di S. Domenico (1772 m): il piccolo edificio sacro è visibile già da Lities e da altri punti del sentiero.
Oltrepassata la chiesetta si va a destra (nord-ovest) in salita, seguendo un sentierino e puntando verso evidenti alpeggi. Percorrendo la ripida cresta erbosa si toccano gli alpeggi Bellavarda Inferiore (1908 m) e Superiore (2040 m). Superato questo secondo gruppo di baite si piega leggermente a destra per scendere alcuni metri sotto la cresta e compiere una curva a destra. Quando si oltrepassano alcune grosse placche rocciose che affiorano dal pendio svoltare a sinistra e senza percorso obbligato superare il ripido crinale per ritornare sulla cresta. Si riprende a percorrerla e durante la marcia si entra in vista della croce posta in cima della Bellavarda; raggiunta una fascia rocciosa andare a sinistra passando poco sotto la e con alcuni passaggi aerei sul sottostante valloncello, seguendo attentamente i bolli di vernice rossa, si tocca la cima della Bellavarda (2345 m).
In vetta alla Bellavarda
Tornati sui propri passi fin dove la cresta erbosa incrocia la fascia rocciosa (150 metri prima della vetta della Bellavarda) piegare a sinistra per mantenersi sulla cresta che dà sul dirupato versante canavesano.
Dopo una breve discesa segue un tratto in salita verso un ometto di pietre, una volta raggiuntolo prendere a destra nuovamente in leggera discesa.
Percorsi circa 50 metri, proseguire in piano superando una pietraia e, oltrepassata la fascia detritica, prendere a sinistra per risalire, senza percorso obbligato, un ripido canalino caratterizzato da roccette e ciuffi d'erba.
Quando il terreno si fa quasi pianeggiante andare a destra per toccare la cima della Punta Marsè (2317 m) dove si trova un'altra croce metallica. Ottimo panorama, con il Gran Paradiso visibile andando a destra (est) per una decina di metri, in direzione del Colle della Gavietta (2080 m).
Discesa:
Ritornare sui propri passi e ridiscendere il canalino di roccette ed erba percorso per salire alla Punta Marsè: una volta arrivati alla base del canalino puntare verso un curioso passaggio tra due roccioni. Poche decine di metri prima del passaggio piegare a destra, attraversare una pietraia e dopo aver superato una piccola incisione si incontra una delle numerose tracce dei pastori che tagliano con andamento pianeggiante l'erboso pendio; conviene individuare la traccia che si vuole seguire quando si è sulla Punta Marsè in quanto dall'alto i sentieri sono ben evidenti. Seguendo il sentiero verso sud e con una curva a sinistra si arriva a scavalcare la cresta che scende dalla Bellavarda e in breve si tocca l'Alpe Bellavarda Superiore e si continua fino all'auto seguendo l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Val Grande