Lago di Bessanetto (2747 m) - Lago del Crotas (2747 m)
Escursione ad anello per il Passo delle Mangioire
Il lago di Bessanetto
Il Pian della Mussa nella sua parte più lontana si divide in due rami evidenti: quello settentrionale, discendente dalla base della Ciamarella, e quello meridionale solcato dal Rio Arnas, emissario degli omonimi laghi. Quasi nascosti, invece, restano due valloncelli molto interessanti per l'escursionista: uno verso nord, culminante nel Ghicèt di Sea (2750 metri), e l'altro che s'innalza verso sud fino al Passo delle Mangioire (2768 metri). Quest'ultimo vallone, detto di Saulera, sbocca al centro del Pian della Mussa con un ripido pendio-zoccolo solcato da una cascata.
Il nostro itinerario, superato un primo pendio boschivo (non proprio gratificante...), si addentra nel Vallone Saulera ricco di acque e di ripiani circondati da alte e dentellate creste rocciose, incombenti e spettacolari.
Questa escursione, bella e non difficile, presenta un lungo tratto a rispettabile altitudine. Nonostante queste caratteristiche positive, non si può non definirla come "l'edizione ridotta" dell'itinerario passante per il Lago della Rossa.
Rispetto a quest'ultimo itinerario difetta sia per la varietà degli ambienti sia per l'estetica e la grandiosità dei paesaggi.
Tuttavia alcuni vantaggi pratici possono rendere preferibile "l'edizione ridotta" che risulta: più breve e meno faticosa; di più facile orientamento; con difficoltà tecniche minori e soprattutto poco influenzata dalla presenza della neve.
E anche perché, a parte le sottili disquisizioni, si tratta pur sempre di un magnifico percorso.
Il lago del Crotas
Accesso:
Raggiunto e superato il caratteristico paesino di Balme continuare sulla carrozzabile che conduce al bellissimo Pian della Mussa. Risalire il pianoro, oltrepassando la strettoia lungo la base nord del grosso rilievo centrale.
Poco oltre il ponte sulla Stura si arriva al gruppo delle Grange della Mussa, edificate a destra sulla carrozzabile, dove si può parcheggiare l'auto.
Salita:
- Località di partenza: Pian della Mussa (1761 m).
- Tempo di salita: 6 h.anello completo.
- Difficoltà: E (Escursionismo medio)-
Osservando verso sinistra si vede la cascata del Rio Saulera ma non il vallone vero e proprio che è compreso fra la bellissima cima rocciosa della Rocca Tovo (2299 m), a sinistra, e la puntina chiara e aguzza della Rocca Tovetto (2228 m), a destra. Dirigersi dunque verso sinistra, nel pianeggiante greto ghiaioso della Stura, valicarne i rami su due ponticelli e raggiungere le tre bianche casette della Villa Sigismondi (1764 m) erette, ottimisticamente, alla base dei dirupi del robusto cocuzzolo della Rocca Nera (1945 m).
Il passo delle Mangioire
Davanti a noi, verso sud, si alza un pendio di 250 metri di dislivello ricoperto di vegetazione e movimentato da salti rocciosi. Dalla Villa Sigismondi si piega a sinistra, in dolce salita lungo un rivoletto, allontanandosi di circa 120 metri: qui, pochi passi prima di un piccolo dosso prativo trasversale, si abbandona il sentiero che prosegue nell'avvallamento del Pian Rastél e si volge a destra imboccando quello che attacca il pendio boscoso (attenzione perché non molto visibile). Il sentiero sale rapidamente nel ripido pendio cespuglioso; le sue serpentine si alzano verso sinistra fino a raggiungere la cengia boscosa, ascendente sempre verso sinistra.
Presto si perviene alla soglia del vasto Pian Saulera, alla base della dominante Rocca Tovo: primo pianetto di pascolo (2020 m); il sentiero passa 50 metri a destra del Rio Saulera.
Poco dopo si attraversa il rio; le tracce si moltiplicano e la via è poco chiara: non lasciarsi fuorviare, tenere il sentiero che accompagna da vicino il rivolo orientale seguendone la sinistra idrografica. In breve si arriva ad un pianetto prativo ricco di acque dove, scendendo di pochi passi, s'incontra un macigno.
A sinistra, attraversando il rio, s'inoltra il segnavia 219 per il Colletto del Tovo (2214 m); noi proseguiremo, invece, verso sud tenendo il crinale di una bassa e regolare crestina che fa da sponda al rivolo. Poco sopra si passa fra i due casolari, ben visibili, dell'Alpe Saulera (2095 m).
Il sentiero li oltrepassa salendo per il fianco sinistro idrografico del piccolo valloncello orientale; questa conca pascoliva termina, poco sopra, con un notevole sbarramento roccioso sovrastato dalla Punta delle Serene (2643 m).
La Croce Rossa dal
passo delle Mangioire
La traccia si sposta quindi a destra e, raggiunta una piccola conca erbosa (2140 m), s'innesta nel segnavia 218.
Siamo ora sul dosso centrale del Vallone Saulera; cessano i radi cespugli e l'escursione entra nella sua parte più gradevole e interessante. Serpeggiando sul largo crinale il sentiero sorpassa un rudere (2220 m) poi, più sopra, s'accosta al torrentello e finisce, con brevissima discesa, per guadarlo verso destra (2300 m) entrando in un falsopiano. Il vallone è attorniato dagli strani placconi lisci e panciuti della Punta delle Serene, a sinistra, e dai dirupi che sostengono l'alta cresta nord del Monte Bessanetto (2939 metri).
Con pendenza moderata la via segue la sinistra idrografica del rio; vinta una rampa raggiunge un secondo ripiano sul quale sfocia un ripido canalone da destra: Una bella crestina di roccia pura, irta di spuntoni e impennate, fa da sponda al canalone suddetto: il sentiero punta alla base della crestina e con serpentine vivaci la aggira sulla sinistra, a livello del piano acquitrinoso degli Alamànt (2426 metri). Il sentiero, con pendenza decisa, segue strettamente la base della fiancata orientale della crestina e finalmente appare la depressione del Passo delle Mangioire, da cui discende un valloncello di macerie.
La fiancata si trasforma in una muraglia di formidabili dirupi incombenti; lasciato a sinistra il ramo del valloncello sassoso che sale al passo Loson (2860 metri), si punta all'evidente torrione aguzzo del passo (2768 metri). Il suo fianco destro forma una stretta spaccatura-corridoio larga 2 metri che permette di valicarne lo spartiacque. Pare che queste fauci di rocce abbiano originato il toponimo di Mangioire, che in dialetto significa mandibole.
Buon panorama verso la Croce Rossa (3566 metri) e le sue vicinanze.
Discesa:
Più che di discesa dobbiamo parlare di completamento dell'anello.
Dal valico, guardando in direzione ovest-nord-ovest, si vede la Quara di Bellacomba (2880 metri) che si trova sulla cresta spartiacque Ala-Viù, quasi orizzontale, a metà fra l'antistante Cresta del Fort (3032 m) e il Monte Bessanetto (2939 m) alla nostra destra. La Quara (che in dialetto significa "spigolo", "cresta"), nel punto di attraversamento non è una depressione bensì un breve tratto di cresta orizzontale sorretto, a destra, da un salto corto e netto di ripide roccette; più a destra ancora lo spartiacque forma due depressioni. Tutto l'ampio e visibile versante rivolto a sud, che dovremo attraversare, è rivestito di magre erbe e sfamava un tempo numerosissime pecore. Esso si sviluppa, dal Passo delle Mangioire, come un anfiteatro che abbraccia la conca dell'invisibile Lago di Bessanetto.
Valicato il passo incamminarsi nettamente verso destra, seguendo il sentiero che avanza tra grossi blocchi; sorpassata, dopo circa 70 metri di percorso, una nicchia-riparo, si scende fino al livello di una vicina terrazza erbosa: qui abbandonare il sentiero (non vedremo più sentieri per un'ora e mezza) e seguire, verso destra, la bella terrazza erbosa. Con mezzacosta pianeggiante e breve salitella finale si raggiunge il Lago di Bessanetto. stretto e lungo 300 metri.
Il maggiore dei laghi d'Arnas
Costeggiarlo sulla destra fino all'estremità occidentale poi salire direttamente verso monte, con leggerissima tendenza a sinistra, per il pendio di magro pascolo solcato da piccoli canali. Raggiunto il tratto estremo, erboso ma ripiduccio, lo si vince con un po' di cautela guadagnando il punto di valico della Quara di Bellacomba (2880 m). Buon panorama; visibile anche il Rifugio Gastaldi.
Sull'altro versante, un pendio regolare e non ripido si abbassa verso il tondo Lago del Crotas gelato fino all'estate. Se c'è neve favorevole si scende puntando al laghetto; normalmente si tiene però il bordo-cresta che delimita, a destra, il pendio stesso. Il fianco destro di questa crestina cade dirupato e ripidissimo ma consente colpi d'occhio interessanti. Senza difficoltà si raggiunge il Lago del Crotas. Questa recondita e severa conca, fuori dal mondo, ha un fascino tutto particolare e si presta bene a una sosta.
Costeggiato sulla destra il laghetto, si prende a salire, obliquando a sinistra, il breve ed elementare pendio che porta al Colletto del Crotas (2780 m).
Davanti a noi, leggermente a destra, campeggia la mole rocciosa e centrale della Rocca Affinau (2856 m): si scende nella sua direzione, senza abbassarsi troppo sulla destra. Seguendo un filone di terrazze di magro pascolo, poste in successione ed elementari, si perviene alla base del pendio orientale della Rocca Affinau, coperto di macerie. Qui, a 2700 metri, al piede di una paretina larga con strapiombi scuri, ci s'innesta nel sentiero 222 che, scendendo verso destra, porta alla massima depressione (2555 m) della grandiosa conca dominata dalle Rocce Pareis e dalla Bessanese (3604 m).
È chiaramente osservabile, di fronte, il Crot del Ciaussiné (buca del calcinaio) abbracciato dalla grigia cresta morenica del Ghiacciaio della Bessanese. Sul placido fondo si guadano due torrentelli poi, con brevi saliscendi, si sfiorano a destra i Laghi d'Arnas (2590 m) e infine, con dolce, lunga e costante salita si raggiunge il Rifugio Gastaldi (2659 m) che riappare soltanto da vicino.
Piegando a destra, nel solco pianeggiante, s'imbocca la via d'accesso al rifugio. Il sentiero si abbassa decisamente fino a quota 2307 metri poi, orientato a sinistra, prosegue con una lunghissima mezzacosta, attraversa il Piano dei Morti (2180 metri) e si immette nel Canalone delle Capre.
Serpeggiando sulla destra idrografica cala all'Alpe Venoni (1845 m), dove inizia il Pian della Mussa, attraversa la Stura ed arriva alla strada asfaltata. Infine, con circa 1 Km di stradone, si ritorna al punto di partenza.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Ala
Uja di Ciamarella (3676 m)
La Ciamarella è la più alta montagna delle Valli di Lanzo e vista la facilità della via normale di salita è un'escursione alpinistica molto frequentata, anche per via dell'eccezionale panorama che si può godere dalla vetta: tutta la catena di confine delle Valli di Lanzo, il Gran Paradiso, il Cervino e il gruppo del Rosa. L'ascensione può essere effettuata anche in giornata partendo dal Pian della Mussa, senza salire al Rifugio Gastaldi: in questo caso, arrivati al Pian dei Morti, si sale direttamente al Pian Gias. Ė però consigliabile spezzare l'escursione in due giorni, pernottando al Gastaldi. I primi salitori della Ciamarella furono l'ingegnere del catasto Tonini ed il suo assistente Ambrosini, che scalarono molte cime della zona in quell'epoca. La salita, avvenuta il 31-7-1857, fu effettuata per realizzare numerosi rilevamenti. La prima scalata alpinistica fu invece compiuta, nel 1867, da Paolo di Saint Robert, uno dei soci fondatori del CAI, accompagnato da quella che, pochi anni dopo, diverrà una grandissima guida alpina: Antonio Castagneri di Balme. Il Pian Gias, che si attraversa velocemente per salire alla Ciamarella, è ora un ghiacciaio di ridottissime dimensioni ma fino ad un secolo fa la sua lingua di ghiaccio scendeva molto più in basso ed il torrente precipitava a valle uscendo da un grande arco ghiacciato chiamato "us baron" cioè porta del barone.
L'Alpe Rocca Venoni al Pian della Mussa
Accesso:
Raggiunto e superato il caratteristico paesino di Balme continuare sulla carrozzabile che conduce al bellissimo Pian della Mussa. Risalire completamente il piano fino all'ultima rampa che conduce al Rifugio Città di Ciriè seguendo le indicazioni in loco. Lasciare l'auto su uno spiazzo-posteggio prima dell'ultima rampa.
Salita:
- Località di partenza: Pian della Mussa (1787 m).
- Tempo di salita: 6 h dal Pian della Mussa - 3h 30 min dal Rifugio Gastaldi.
- Difficoltà: F (Alpinismo facile).
Lasciata l'auto si attraversa la strada per imboccare un ampio sentiero che, dirigendosi leggermente a sinistra, porta ad attraversare il torrente passando su un ponte di legno. Proseguire poi verso l'antica Alpe Rocca Venoni (1845 m), protetta da un caratteristico roccione e giunti nei pressi delle costruzioni si va a destra, per incominciare a risalire la parte bassa del Canalone delle Capre. Dopo aver rapidamente superato un buon dislivello ci si sposta verso sinistra e, percorso un tratto pianeggiante, si aggirano a destra alcune placche rocciose, pericolose se scivolose. Si arriva così al Pian dei Morti e al Gias della Naressa, dove si trova un bivio da cui si prende a sinistra, lasciando dietro a sé i ruderi dell'alpeggio: la traccia di destra conduce invece al Pian Gias ed alle cime circostanti. Continuare sulla traccia principale effettuando una diagonale e proseguire poi con tratti di ripida salita seguendo le numerose risvolte del sinuoso sentiero, con un buon panorama sulle cime vicine. Passati ai piedi delle pareti rocciose della Rocca Turo, andare a destra per risalire un valloncello e dopo averlo oltrepassato risalire velocemente al piano del Crot del Ciaussiné, dove si trova il rifugio.
Rifugio Gastaldi
Imboccare poi alla destra del rifugio un'evidente mulattiera. Dopo un tratto pianeggiante si affrontano alcuni tornanti in discesa per poi continuare la marcia con alcuni saliscendi e superare così un paio di nevai arrivando in seguito ad un bivio. Prendendo a sinistra si sale in breve al vicino Pian Gias, da cui fuoriesce un impetuoso rio e, fatti pochi passi sulla superficie ghiacciata, si va a destra per risalire la morena.
Seguendo le tracce di sentiero ed alcuni ometti di pietra (vi sono anche numerosi bolli rossi anche se sbiaditi) si tende gradualmente verso sinistra e superati alcuni tratti un po' ripidi si arriva al Ghiacciaio della Ciamarella, sbucando nei pressi del suo vertice più orientale, da dove scaturisce un altro rio. Poco sopra si nota una grossa zona di crepacci e ghiaccio nero. Calzati i ramponi si risale il ghiacciaio compiendo un ampio semicerchio verso sinistra per evitare la zona dei crepacci e quando si è praticamente al centro dell'imponente anfiteatro glaciale da cui si elevano la Punta Chalanson, la Piccola Ciamarella e l'Uja di Ciamarella, si va decisamente a destra per portarsi verso la dolce parete sud-occidentale, dove si trova una comoda ed evidente traccia di sentiero.
Si lascia il ghiacciaio e dopo aver tolto i ramponi si incomincia la salita affrontando prima una curva a sinistra e poi un lungo diagonale ascendente, si giunge poi ad un'ampia piazzola da dove si può godere di un eccezionale panorama sul Delfinato, sulla Vanoise e su una buona porzione dell'arco alpino, mentre a sud-ovest appare la massiccia figura dello Charbonel.
Dal pianoro, calzando nuovamente i ramponi, si va a destra e poco dopo si risale, verso sinistra, un breve ma ripido pendio ghiacciato; si raggiunge così la cresta nord-ovest, in pratica è lo sbocco della difficile parete nord della Ciamarella, da dove si ha un'ottima visione del vallone di Sea. Andando a destra si segue la cresta e velocemente si arriva alla vetta della Ciamarella.
Discesa:
Per l'itinerario di salita fino al bivio di Pian Gias - Rifugio Gastaldi; da lì, invece di risalire a destra per il rifugio, proseguire diritto sino ad arrivare al Pian dei Morti per poi proseguire sull'itinerario della salita.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Ala
Colle del Vallonetto (2485 m) e Cima Chiavesso (2824 m)
Cima Chiavesso
Il Colle del Vallonetto è un valico poco frequentato che collega il vallone Paschiet con quello del Vallonetto. Si trova tra la Cima Chiavesso, a destra, e il roccioso Bec del Fausset, a sinistra, ed offre panorami ampissimi: ora è poco frequentato ma le iscrizioni che si trovano sulle rocce nei pressi del valico testimoniano antichi passaggi di pastori. Molto suggestiva la salita che passa nel Vallone di Paschiet per poi continuare sui pendii ampi che precedono l'insellatura.
La facile Cima Chiavesso è sullo spartiacque Val d'Ala - Val di Viù e regala panorami inaspettati sulle cime delle valli (Ciamarella, Bessanese, Levanne, Torre d'Ovarda, Uja di Mondrone) e su montagne più lontane (Gruppo del Gran Paradiso e Gruppo del Rosa su tutte). Oltre all'ambiente ancora integro e selvaggio è possibile incontrare gruppi di camosci.
Accesso:
Quando si giunge in vista di Balme, alla seconda deviazione a sinistra si raggiunge la Stura e la si attraversa su di un piccolo ponte seguendo le indicazioni per Cornetti. Si segue la strada fino a dove termina in una piazzetta e lì và lasciata l'auto.
Salita:
- Località di partenza: Cornetti frazione di Balme - 1446 m.
- Tempo di salita: 4 h
- Difficoltà: E (Escursionismo medio)
I laghi Verdi e il lago Paschiet dalla
vetta della Cima Chiavesso
Si imbocca l'evidente sterrato che parte a monte della piazzetta, segnalato da numerosi cartelli indicatori in legno, e lo si segue fino alla frazione Fré dove ha termine. Dall'ultima curva della stradina si imbocca un piccolo ponte in legno che attraversa il rio, piegare poi a destra e seguire la sponda destra idrografica del torrente dove un sentiero porta rapidamente a raggiungere, tra pascoli e belle rocce montonate, i casolari di Pian Salé (1580 metri).
Seguire le indicazioni per i Laghi Verdi, superare le case e tendere a sinistra per entrare subito in un bosco di larici. Si accede così al vallone di Paschiet, molto incassato, e con marcia sovente a picco sul rio si superano i due alpeggi Garavela. Viene successivamente raggiunto il punto in cui due corsi d'acqua si congiungono per formare il rio Paschiet, non si attraversa il corso d'acqua e si continua verso sinistra. Alcuni tornanti sul pendio erboso portano ai resti dell'Alpe Buèt (2006 metri) da dove appare il Colle del Vallonetto a sinistra mentre la Cima Chiavesso chiude a sud il valloncello.
Superato l'alpeggio si giunge ad un bivio: andando a destra si va ai Laghi Verdi, prendere quindi a sinistra (bolli rossi).
Iniziare a seguire un sentiero in alcuni punti poco evidente ma comunque facile. La traccia tende inizialmente verso sinistra, si porta al centro del valloncello (ometti di pietra) e, dopo alcune svolte, si sposta nuovamente verso destra per evitare alcuni massi da cui sgorga un rivolo d'acqua.
Vetta Cima Chiavesso
Sullo sfondo la Torre d'Ovarda
Dopo alcune svolte (in questo tratto il sentiero quasi scompare, seguire i numerosi ometti) si piega nuovamente verso sinistra e si lasciano sulla destra alcune fasce di rocce montonate molto ampie dove a volte si formano alcuni laghetti; si attacca poi l'ampio pendio che degrada dal colle e, vinto un tratto di viva salita, lasciati a sinistra i salti rocciosi del Bec del Fausset, si tocca l'ampia insellatura del Colle del Vallonetto, con suggestivo colpo d'occhio sul selvaggio Vallone del Vallonetto caratterizzato da rocce di colorazione rossa: attenzione al versante opposto del colle dove si trovano alcuni dirupi. Dall'insellatura prendere a destra (sud) per iniziare a seguire l'ampia cresta che scende dall'evidente Cima Chiavesso tenendosi poco discosti dal bordo da cui precipitano a sinistra alti salti rocciosi.
Con la dovuta cautela in presenza di cornici di neve si ha una bella vista sul primo dei due Laghi Bianchi (in basso a sinistra) mentre si procede tra roccette ed erba scegliendo la via migliore per salire.
Giunti a metà salita la pendenza si accentua e la marcia continua ora su rocce di varie dimensioni e in breve si raggiunge la cresta spartiacque per godere del panorama sulla Val di Viù, sul Monviso e su buona parte dell'arco alpino piemontese.
Andare a destra e in poche decine di metri si arriva al punto culminante della Cima Chiavesso caratterizzata da un piccolo ometto di pietre, con un panorama indimenticabile: evidente a ovest la Torre d'Ovarda mentre nel sottostante vallone Paschiet occhieggiano l'omonimo lago e i due Laghi Verdi e, poco distante verso sinistra si nota la piccola figura del Bivacco Gandolfo.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Ala
Lago Mercurin (2491 m) e Lago del Ru (2570 m)
Lago Mercurin
Il lago Mercurin è situato in una selvaggia ed incassata conca chiusa ad occidente da una cresta che lo separa dal vallone del Ru, a settentrione con la cresta spartiacque con la Val Grande, ad oriente dalla cresta meridionale dell'Uja di Mondrone. Quest'ultima domina imponente la conca presentando allo sguardo il dirupato versante sud - occidentale, salito la prima volta da L. Sinigaglia con A. Castagneri e A. Boggiatto il 1° ottobre 1888.
Il Lago del Ru, dalla superficie molto meno estesa, si trova quasi al culmine del vallone omonimo e ad occidente del Lago Mercurin.
Questa gita, svolgendosi in valloni che terminano con altissime balze rocciose su Balme, è consigliabile intraprenderla con tempo favorevole perché con nebbia sarebbe molto facile smarrire la piccola traccia.
Accesso:
Risalire tutta la Val d'Ala fino a Balme dove si può parcheggiare sulla piazza in centro al paese.
Lago del Ru
Salita:
- Località di partenza: Balme (1410 m).
- Tempo di salita: 6 h.anello completo.
- Difficoltà: EE (Escursionismo difficile).
Da Balme imboccare un sentiero che inizia sulla destra a circa metà dell'abitato (indicazione) e sale stretto e ripido su pendii erbosi, entrando nel valloncello del Ru. La traccia si sposta obliquamente a sinistra, attraversa il rio del Ru sotto ad una balza rocciosa, aggirando successivamente a sinistra il cocuzzolo quotato 2003 metri. Nei pressi vi sono, incise su alcuni massi, moltissime scritte, alcune con date risalenti all'inizio del '800. Riattraversato il torrente, si inizia a rimontare la sponda destra di un largo canale roccioso superando delle placconate poco inclinate e delle zone erbose più ripide, tenendosi a ridosso di una caratteristica parete di roccia nerastra; quando il canale si allarga a destra, raggiungere la cresta che separa i valloncelli del Ru e del Rio Pissai emissario del Lago Mercurin. Di quest'ultimo vallone, raggiunto con marcia in leggera discesa, seguire la sponda destra idrografica, poi scendere sul fondo e per esso guadagnare il Lago Mercurin.
L'Uia di Mondrone dal Lago Mercurin
Dalla sponda occidentale del lago risalire un evidente e facile canalino che consente di portarsi sulla cresta scendente verso sud; in leggera discesa per il detritico versante occidentale di detta cresta si perviene in breve al Lago del Ru, dallo scurissimo colore delle acque.
Discesa:
Dal Lago del Ru seguire il sentiero segnato con bolli rossi che ne costeggia la sponda meridionale; con leggera salita su pietraia si raggiunge un dosso erboso che prosegue praticamente pianeggiante. Dopo circa 30 minuti il sentiero inizia a scendere, prima lentamente e poi più bruscamente, raggiungendo l'Alpe della Rossa. Da qui in breve, sempre con ripida discesa, si giunge al Pian della Mussa. Seguire la strada asfaltata, dirigendosi a sinistra, sino al fondo del piano. Poco prima del ponte che attraversa la Stura, sulla destra, parte la vecchia mulattiera che in breve consente di raggiungere Balme e l'auto.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Ala