Cappella del Truc o Cappella della Consolata (941 m)
Accesso:
Il ponte di Forno di Lemie
Giunti a Viù proseguire sulla strada provinciale che, in discesa, scende alla frazione Fucine. Ignorare le deviazione sulla sinistra che conduce al Colle del Lis e proseguire diritti sino a raggiungere la frazione Forno di Lemie. Parcheggiare l'auto all'inizio della frazione, in prossimità del caratteristico ponte.
Autentico oggetto architettonico, il ponte di Forno di Lemie, con quello del Diavolo a Lanzo, può a ragione considerarsi uno dei maggiori tesori delle Valli. Perfettamente inserito nel paesaggio naturale (di cui pare quasi un decoro) ed in quello umano dell'insediamento, il ponte è capace di fissarsi nella memoria anche del più inesperto, ma sensibile, osservatore.
Cenni storici sulla frazione
Il nome della borgata di Forno di Lemie, come quello di altri abitati delle Valli, deriva dall'estrazione e dalla lavorazione del ferro e del rame, attività praticata fin dal Tardo Medioevo e fiorente fino al XIX secolo.
In particolare la borgata di Forno di Lemie fu fondata con ogni probabilità da due colonie, provenienti dalla Val Sesia e dal Bergamasco, nel secolo XIV. Per lungo tempo la nuova comunità mantenne la propria identità e rapporti con i luoghi di origine. Solo nel 1426 e per alcuni anni, il duca Amedeo VIII, in guerra con Milano, preoccupato di possibili tradimenti della gente di Forno, impose un giuramento di fedeltà ai Savoia e di non intrattenere corrispondenza con la madrepatria.
La Cappella del Truc
Proprio la lontana origine della comunità di Forno potrebbe spiegare l'originalità del ponte: distrutto dalle alluvioni, il ponte fu ricostruito a spese della famiglia Goffi, allora concessionaria della licenza di sfruttamento delle miniere.
All'opera collaborarono i valligiani lombardi, che applicarono nella nuova costruzione un modello strutturale e architettonico conosciuto precedentemente grazie ai rapporti intrattenuti con i territori del lombardo-veneto. Il ponte appare così elegante sintesi di forme, allora straniere, che richiamano i ponti veneziani, e di un materiale, la pietra, tipicamente alpino.
Salita:
- Località di partenza: Forno di Lemie (840 m).
- Tempo di salita: 20 minuti.
- Difficoltà: T (Turistica).
Attraversare il bel ponte in pietra ed imboccare il sentierino che si trova dalla parte opposta e ripida salita verso destra. Il senso di marcia si dirige poi verso sinistra ed inizia a salire con alcune risvolte nel boschetto. Si arriva a ridosso di alcune torrette rocciose ed il senso di marcia piega definitivamente verso oriente. Dopo un tratto pianeggiante si vede tra la vegetazione la sagoma della bianca chiesetta che con breve risalita si raggiunge (m 940, 20 minuti). Buon punto panoramico e luogo decisamente tranquillo.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Viù
Rocciamelone (3538 m)
Il Rocciamelone innevato sullo sfondo
Questa montagna, ritenuta per lunghissimi anni la più elevata d'Italia per l'alone di superstizione e di fede di cui era circondata, è stata conquistata dal nobile Bonifacio Rotario d'Asti il 1° settembre 1358 per sciogliere un voto fatto quando era prigioniero dei turchi. In questa ascensione, la prima conosciuta, il Rotario portò sulla vetta un trittico di metallo conservato attualmente nella cattedrale di Susa. Alla storica salita è legata anche la prima costruzione di un ricovero, la Cà d'Asti, eretta con il preciso scopo di favorire la salita alla sua vetta.
In prossimità della cima del Rocciamelone furono erette varie cappelle, l'ultima delle quali, costruita in muratura a cura della Giovane Montagna di Torino nel 1923, ha ai lati due locali, uno dei quali, sempre aperto, costituisce il Rifugio Santa Maria con 25 posti letto.
Sul culmine vi è una grande statua della Madonna inaugurata il 28 agosto 1899, dovuta, come ricorda la targa sistemata sul basamento, alle offerte di 130000 bambini italiani.
Per la facilità e comodità dell'accesso è una delle montagne più frequentate del Piemonte. Il panorama è grandioso.
Accesso:
Risalire tutta la Valle di Viù. Giunti a Margone si prosegue lungo la carrozzabile fino al suo termine, nei pressi della diga del Lago di Malciaussia.
Salita:
- Località di partenza: Lago di Malciaussia (1805 metri).
- Tempo di salita: 5 h 30 m.
- Difficoltà: EE (Escursionismo difficile).
Le grange di Pietramorta
Dal Lago di Malciaussia seguire il grosso sentiero sterrato che lo costeggia puntando in direzione dell'appuntito Rocciamelone.
La stradina che costeggia il lago corre alla base di vastissimi e alti pendii erbosi, oltrepassa la vicine grange di Pietramorta (1812 m) poi, superato il lago, si accosta al torrente di fondo e lo attraversa a sinistra mediante un ponticello.
Sulla scarpata dell'opposta sponda s'incontra subito un bivio: a sinistra sale il sentiero per il Colle della Croce di Ferro, a destra prosegue il sentiero per il Rifugio Tazzetti. Attraversati i dolci prati iniziali, la via prende a seguire dall'alto il torrente principale sovrastato dai ripidi fianchi della Punta di Pietramorta (2577 m). Quasi pianeggiante, con leggeri saliscendi e antiche diramazioni dei pastori, il sentiero prosegue a lungo sulla sponda poi piega a sinistra ed imbocca il valloncello del Rio Medagliere; con salita più viva, lungo il nuovo fianco sinistro orografico, si giunge presto a varcare questo rio pochi passi a valle di un'ottima sorgente (2100 m).
Si guadagna quota sul pendio opposto, solcato da cascatelle, dove il sentiero compie lunghi tornanti fra i due rivoli più a destra (sono sconsigliabili le scorciatoie).
In alto si attraversa a destra l'ultimo canale poi si continua, quasi in piano, tagliando il pendio assai ripido. Si comincia così ad abbandonare il vallone delle Medagliere per penetrare in quello del Rio Rumour dove sorge il rifugio.
Il ghiacciaio del Rocciamelone
Di mezzacosta, sulla tetra fiancata della destra orografica, si attraversa una vasta pietraia con magre erbe dove un breve passaggio scabroso, su roccia viva, è aggirabile con il sentiero più basso. Si passa poi alla base di un cornetto di roccia caratteristico; il rifugio, abbastanza visibile, è in alto ma non lontano, sulla verde fiancata opposta.
Il sentiero si avvicina al torrente facendosi pianeggiante e raggiunge, poco a monte di una cascata, la conca del guado che è colma di neve fino a tarda estate (2530 m).
Varcato il torrente verso destra, si attaccano i tornanti del ripido pendio erboso rivolto a sud fino a terminare, verso sinistra, sul ripiano solatio dov'è edificato il Rifugio Tazzetti.
Dal fianco sinistro del rifugio imboccare il sentiero ben marcato che si allontana sul retro ed attacca il ripido pendio che sovrasta il rifugio. Con vivacissima pendenza e stretti risvolti la traccia guadagna il filo di un crestone, subito a destra di un suo caratteristico dente roccioso visibile dal rifugio (2750 m). Buon panorama.
Volgere a sinistra e seguire il crestone che, proveniente dal Colle della Resta, divide il bacino dei Fons d'Rumour da quello delle Cavalle a nord.
Il sentiero tocca raramente il filo di cresta e si mantiene, di preferenza, sotto a destra di esso avanzando di mezzacosta, con pendenza moderata, fra erbe stentate e roccette.
Davanti si profila il lunghissimo tratto dello spartiacque, quasi orizzontale, che inizia a destra del Rocciamelone e si prolunga fino alla Punta del Fort (3385 m). Accanto al Rocciamelone il vasto Glacier de Rochemelon, quasi totalmente in territorio francese, travalica verso l'Italia con alcune grosse lingue (attualmente in forte ritiro); subito a destra di quella più a nord c'è il punto di passaggio del nostro itinerario: il rilievo roccioso a 3260 m dove è fissata una croce metallica. Sotto e a destra di questo rilievo, si estende la scarpata-parete a strati orizzontali, larga e regolare, che dovremo superare.
La Madonna del Rocciamelone
Intanto, seguendo i segni di vernice rossa che indicano il sentiero, si arriva ad un "castello" di roccia chiara che sbarra la cresta: aggirarlo brevemente sulla sinistra, per rocce ripide ma ben gradinate ed elementari. Continuare con la pista che tocca il margine di un vicino ripiano di macerie e nevai con alcune croci ricordo (3000 m); non lasciarsi attirare verso sinistra, da un valloncello invitante, bensì salire verso destra seguendo la traccia che, rimontando una piccola pietraia, conduca ad attraversare un rivolo, sopra ad una cascatella nera ed evidente (3060 m). Ultima acqua sicura. L'attraversamento del rio, verso destra, è uno dei punti chiave dell'itinerario.
Comincia la vasta, enigmatica ed erta scarpata-parete di "roccia marcia", tutta striata di cenge e terrazze invase di ghiaietta ed intercalate a saltini rocciosi. Elevarsi seguendo le serpentine lungo la ripida sponda sinistra orografica del rivolo; in breve si raggiunge il livello della sommità di un caratteristico spigolo verticale di roccia gialla appartenente alla sponda opposta.
A questo punto sono possibili due vie; la prima, più breve e segnalata con vernice rossa, consiste nel salire direttamente in direzione della croce seguendo all'incirca la sponda del canale: non c'è uno sviluppo obbligato, tendere piuttosto un po' a destra, mai verso sinistra. Nonostante sia apparentemente impraticabile, il pendio si vince abbastanza facilmente, ma con grande cautela, passando da una terrazza all'altra. In alto, sotto la balza sommitale, si compie un breve traverso a sinistra raggiungendo la vicina crestina rocciosa che scende verso sud-est; per le facili roccette di quest'ultima si superano gli ultimi 70 metri di dislivello e si raggiunge la croce metallica posta sul Colle della Resta (3260 m). Questa via deve essere percorsa con grande circospezione dalle comitive numerose per il pericolo delle pietre smosse. La seconda via, più facile e meno ripida, è leggermente più indiretta dell'altra. Non è segnalata con vernice e non ha una pista evidente essendo poco conosciuta. Essa si sviluppa nel modo seguente: salire con decisa tendenza verso destra, senza passaggi obbligati, in direzione di una nicchia-spaccatura alta 3 metri e larga 1, ben visibile da distante e poi, nuovamente, da vicino.
Traversando canali poco marcati e scavalcando piccole costole si arriva a 60 metri dalla nicchia; innalzarsi lungo un costone e poi, appoggiando a destra, imboccare un canalino posto quasi sulla verticale della nicchia.
Questo facile canalino, obliquo verso destra e lungo 20 metri, raramente innevato, sbuca sulla cresta di confine a quota 3290 m ed è distante circa 120 metri dal rilievo con la croce. A parte la ripidezza del pendio attraversato, forte soltanto in pochi tratti e che richiede comunque cautela, la progressione avviene soltanto con semplice marcia, senza usare le mani.
Sullo sfondo il lago di Malciaussia
dalla vetta del Rocciamelone
Da entrambi i punti raggiunti si scende facilmente sul vicinissimo margine del pianeggiante Glacier de Rochemelon: ci troviamo a nord-nord-est della vetta e finalmente possiamo vedere il secondo tratto della nostra escursione che terminerà con la lineare cresta nord-ovest, quella che si profila più distante. Avanzare sul ghiacciaio puntando a sud-ovest, verso la depressione alla base della cresta; lunga passeggiata con leggeri saliscendi: non si ricordano crepacci in questo settore del ghiacciaio, né ondulazioni brusche ma, con il forte ritiro, possono prodursi irregolarità notevoli. Ė perciò richiesta una continua vigilanza e forse l'uso dei ramponi.
Oltrepassata la metà del ghiacciaio piegare alquanto a destra e, scegliendo la via più agevole, salire alla dolce depressione (3330 m) del cocuzzolo di confine che è piuttosto lontana dalla base della cresta finale: Orientamento difficile in caso di nebbia.
Seguire la pianeggiante cresta, di minuti detriti, sfruttando la pista del suo fianco destro ed infine salire l'elegante cresta di nord-ovest proprio lungo il filo. Sebbene esposta in alcuni punti, la salita è veramente facile (se non c'è neve) e culmina alla spianata della vetta, ai piedi della grande statua della Madonna.
Avanzare sul ghiacciaio puntando a sud-ovest, verso la depressione alla base della cresta; lunga passeggiata con leggeri saliscendi: non si ricordano crepacci in questo settore del ghiacciaio, né ondulazioni brusche ma, con il forte ritiro, possono prodursi irregolarità notevoli. Ė perciò richiesta una continua vigilanza e forse l'uso dei ramponi.
Oltrepassata la metà del ghiacciaio piegare alquanto a destra e, scegliendo la via più agevole, salire alla dolce depressione (3330 m) del cocuzzolo di confine che è piuttosto lontana dalla base della cresta finale: Orientamento difficile in caso di nebbia.
Seguire la pianeggiante cresta, di minuti detriti, sfruttando la pista del suo fianco destro ed infine salire l'elegante cresta di nord-ovest proprio lungo il filo. Sebbene esposta in alcuni punti, la salita è veramente facile (se non c'è neve) e culmina alla spianata della vetta, ai piedi della grande statua della Madonna.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Viù
Rocca Moross (2135 m)
Arrivando nell'ampia e soleggiata Conca dei Tornetti appare subito a destra un'imponente parete rocciosa solcata da ripidi canaloni con una lunghissima cresta sommitale quasi orizzontale: è la Rocca Moross (Moross è il nome corrotto di "mont ross" ossia "monte rosso", dal colore rossigno delle sue rocce). Immediatamente ad ovest vi è il Colle Pian Fum. La zona in cui si snoda l'escursione è molto bella anche se la costruzione di un impianto di risalita che porta al Passo Miette, proprio sopra ai Tornetti; ha aperto una brutta ferita nel fianco della montagna. Nel cuore della conca si nota anche la singolare figura del Roc Sapai (1364 m), utilizzato come palestra di roccia. Il toponimo del colle Pian Fum, è dovuto alle frequenti nebbie presenti; la zona è anche ricca di leggende e vecchi racconti (vedere descrizione itinerario Lago di Viana). La Rocca Moross è una montagna ben visibile anche dalla pianura, da lontano si presenta come un enorme lastrone roccioso posto in posizione inclinata: La traccia da percorrere è segnata con sbiaditi bolli rossi e si muove con andamento da ovest a est. Dalla cima il panorama è molto interessante, specialmente nelle giornate limpide e ventilate.
Accesso:
Arrivati a Viù lasciare una prima piazza adibita a parcheggio sulla sinistra, superarne una seconda (dove c'è il municipio) e, dopo una strettoia, superare una terza piazzetta. Dopo un breve rettilineo, ad un bivio, lasciare la strada principale che scende a sinistra per andare diritto iniziando a salire verso i Tornetti (indicazioni). Seguire la strada principale ignorando le numerosissime deviazioni mentre ad ogni tornante il panorama si amplia. Dopo Cramoletti di sopra un tratto quasi pianeggiante conduce infine ai Tornetti, dove si trova un bivio (in alto a destra si vede la chiesetta), andare a destra in salita (andando diritti si finisce nella piazzetta del paese, dove termina la strada). La strada sale tra isolate costruzioni e pascoli con molti tornanti (il fondo della strada è in cattive condizioni) fino ad arrivare all'impianto di risalita, ormai inutilizzato, dell'Alpe Bianca. Nei pressi lasciare l'auto.
Salita:
- Località di partenza: Alpe Bianca ai Tornetti di Viù (1450 m).
- Tempo di salita: 2 h 30 min.
- Difficoltà: E (escursionismo medio).
Salita alla Rocca Moross
Proseguire lungo la strada che diventa sterrata, supera una prima sbarra metallica e passa sotto ad una rupe sormontata da un pilone votivo. Oltrepassato lo skilift si supera un'altra sbarra per iniziare una serie di tornanti che permettono di guadagnare quota. Superato un costone si affronta un tratto pianeggiante e si trova sulla sinistra la deviazione per il Lago di Viana, proseguire lungo la carrareccia. Si attraversa poi il Rio Viana che scende dall'omonimo lago e continuando si lascia sulla destra una diramazione che scende all'Alpe Prot (1610 m) passando poi vicino ai caratteristici monoliti rocciosi conosciuti come Rocce Rosse. Si riprende a salire superando ripidi tornanti e , lasciata a destra l'Alpe Grosso (1763 m), si giunge al Colle Pian Fum (1999 m), posto tra la Rocca Moross a destra e l'arrotondato rilievo del Monte Marmottere (2192 m) a sinistra. Dal colle si ha un bel colpo d'occhio sull'Alpe Saulera (1977 m) e su parte dell'omonimo pianoro. Si piega a destra per raggiungere una poco pronunciata asperità di rocce e terra nei cui pressi si individuano tracce di sentiero inizialmente non segnato ma comunque facilmente percorribile. Aggirato sulla sinistra uno sperone roccioso e poi una pietraia, si incontrano bolli rossi su alcune pietre. Si passa poi vicino ad uno strapiombo lasciandolo a destra: si tratta del marcato canalone che taglia il versante sud della Rocca visibile dalla Conca dei Tornetti. Proseguendo sempre verso est, con marcia diagonale in salita, si superano altre due pietraie e si risale più decisamente il versante settentrionale della montagna. Piegando a destra viene vinto un tratto più ripido e si guadagna così l'evidente cima della Rocca Moross, con buon panorama circostante.
Discesa:
Per l'itinerario di salita.
- Dettagli
- Categoria: Valle di Viù
Monte Civrari (2302 m)
Traversata completa delle punte e delle creste
Lunga e splendida corsa sul marcatissimo filo delle creste sommitali; si descrive un grande semicerchio (3,6 Km) che include le tre cime principali: La Punta della Croce (2234 m), la Punta Imperatoria (2302 m) e la Torretta del Prete (2264 m).
Pur non essendo né difficile né oggettivamente pericoloso, l'itinerario si svolge su terreno sovente ripido che, in alcuni punti, va superato con breve arrampicata. Questa traversata, vivamente raccomandabile, è quindi riservata agli escursionisti esperti e sicuri.
I tratti più impegnativi sono due: la salita all'anticima (2221 m) della Punta della Croce e l'affilata crestina fra la Punta Imperatoria e la Torretta del Prete. Se la montagna è innevata questi due punti vanno fatti con tutte le cautele.
Accesso:
Sorpassato Viù si scende alla frazione Fucine; qui si abbandona la strada per Lemie, si varca la Stura imboccando la via per il Colle del Lys. Con salita tortuosa si oltrepassa la grossa frazione di Colle S. Giovanni, si lascia sulla sinistra Bertesseno e si giunge alla borgata di Niquidetto.
Salita:
- Località di partenza: Niquidetto (1180 m).
- Tempo di salita: 5h (traversata completa).
- Difficoltà: EE (Escursionismo difficile).
Civrari - Vetta Punta della Croce (2234 m)
Portarsi alla chiesetta di Niquidetto (fontana) e imboccare dal suo fianco sinistro una mulattiera diretta a nord; fatti pochi passi la si abbandona per seguire un sentiero (si tratta del segnavia EPT-104) che s'innalza verso sinistra, supera una breve rampa erbosa e guadagna un ampio crestone prativo. Seguendo questo dosso si oltrepassa un tozzo pilone e subito dopo, ad un bivio, si prende la traccia bassa a sinistra. Il sentiero pianeggiante avanza di mezzacosta sul fianco rivolto a sud, che si fa boschivo, rasenta la base di roccioni in successione e raggiunge le crollanti Muande Costassa (1287 m).
Sempre avanzando parallelamente al solco del Rio Civrari, si attraversa la parte inferiore dei grandi prati sottostanti le Muande Freste poi, finalmente, salendo direttamente lungo il margine occidentale dei pascoli si raggiunge il sentiero superiore (1432 m).
Questo sentiero, con dolce mezzacosta verso sinistra, avanza verso la complessa mole del vicino Civrari; passa alla base dei primi dirupi e va ad attraversare lo sbocco di un severo canalone che s'innalza fiancheggiato da un'alta muraglia rocciosa. Sempre di mezzacosta, fra pietraie e canali alternati a macchie erbose, si appoggia gradualmente a sinistra, verso il rio principale, fino a superare un tratto su roccia viva e piuttosto ripida (8 metri, alquanto esposto, facile ma da passare con cautela); si esce sulla sponda sinistra idrografica del Rio Civrari (1680 m).
Il laghetto del Civrari ghiacciato
Seguendo da vicino il torrentello si penetra nel vero anfiteatro del Civrari; dopo circa 15 minuti di facile salita si guada il rio (ultima acqua sicura) e si bordeggia la destra idrografica avanzando fra banchi di roccia affiorante. Giunti ad un piano abbastanza ampio, si piega a sinistra; a 50 metri dal rio si incontra il Laghetto del Civrari (1956 m). Il minuscolo specchio d'acqua, pochissimo profondo, giace al piede di un'alta scarpata di ghiaioni e la neve lo ricopre fino all'inizio dell'estate. Volgendo a sinistra si taglia, con una mezzacosta in leggera salita, il pendio abbastanza ripido fino a guadagnare un vicino crinale semi erboso. Esso appartiene alla notevole cresta che scende, con direzione nord-est, dall'anticima (2221 m); in basso la cresta termina con la vistosa gobba (1763 m), assai dirupata.
Risalire facilmente il filo di cresta, che diventa stretto ed erboso, fino alla base del tratto superiore decisamente ripido. Destreggiandosi fra le zolle erbose e roccette ben gradinate (qualcuna instabile) vincere questa impennata; l'uscita, facile e dolce, si congiunge alla cresta sommitale 20 metri a sinistra dell'anticima. Il tratto non facile del crinale può essere evitato sul suo fianco sinistro, meno impegnativo.
Salita al Civrari
Dall'anticima, contraddistinta dai resti di un grosso ometto, si continua verso destra; si segue il sottile filo di cresta, quasi aereo ma facile, dominando l'alto pendio meridionale striato di caratteristici canali; si raggiunge così la Punta della Croce (2234 m).
Questa cima molto panoramica rappresenta un nodo di creste; la sua lunghissima cresta sud (5 Km) arriva fino alla Roccasella (1508 m).
Si scende verso ovest: il crinale è ripido ma il passaggio breve e facile. Conviene abbandonare la cresta, perché a saliscendi, preferendo il sentiero che taglia il fianco destro; raggiungere la netta depressione della Bocchetta (2170 m).
Riprende la salita sul largo crestone di terriccio, pietrame e magre erbe; con semplice marcia si scavalca l'anticima (2290 m) poi, dalla depressione successiva, seguendo la stretta e facile cresta di roccette (oppure il sentierino a destra), si raggiunge il punto culminante della traversata: la Punta Imperatoria (2302 m), sormontata dal grosso pilone in pietre.
Verso nord est, lontana e senza segnali, ma con spicco di vera cima, è visibile l'ultima vetta del Civrari; per raggiungerla si percorrerà fedelmente la sottile cresta rocciosa lunga 1 Km. Si progredisce, salvo rari e brevi tratti elementari, su roccette affilate e irte di spuntoncini; i fianchi della cresta, seppur di altezza modesta, sono ripidissimi e richiedono continua attenzione. Un passaggio, meno semplice degli altri, è la discesa del saltino che delimita l'ultima depressione a sud della Torretta; questa piccola difficoltà si può aggirare; 30 metri prima, scendendo sul fianco destro. Dall'ultima depressione (2220 m), per le facili rocce del crinale si raggiunge rapidamente la Torretta del Prete (2264 m).
Discesa:
Si prosegue verso est, sulla dolce cresta, scendendo agevolmente al vicino cocuzzolo erboso (2230 m). Qui il crinale si sdoppia in modo poco chiaro: seguire la crestina sulla destra, abbastanza marcata, raggiungendo una vicina prominenza di roccette. Pure il nuovo crinale si allarga e diventa confuso: non lasciarsi attirare a destra, seguire invece il lato sinistro dove s'incontrano alcune pietraie. Con discesa non breve si incrocia il sentierino orizzontale, poco marcato, a semicerchio delle creste del Civrari e inizia la discesa verso le Muande Freste.
Si segue il sentiero che scende obliquo a sinistra; esso attraversa il pendio rivolto ad oriente e raggiunge l'evidente cresta pianeggiante ed erbosa che si allunga fino al paesino di Col S. Giovanni. Il punto raggiunto è un colletto a 1820 metri che precede un risalto di rocce nere e screpolate. Abbandonata la cresta e il suo sentiero, si scende nei prati verso destra raggiungendo il casotto di una presa d'acqua (è la celebre Fontana del Toruj 1737 m). Si continua per tracce verso sud est, attraversando aperti pendii pascolivi dove s'incontrano altri due casotti dell'acquedotto; l'ultimo è vicinissimo alle Muande Freste (1432 m) dove ci s'innesta nel sentiero normale.
Si arriva poi a Niquidetto in circa 25 minuti. In caso di nebbia è consigliabile interrompere l'escursione alla Bocchetta, oppure alla Punta Imperatoria, e scendere lungo la via normale.
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- Categoria: Valle di Viù