Sentiero Roc d'le Masche
Questo breve sentiero, con salita facile, attraverso un fitto bosco raggiunge questo caratteristico luogo dove vi è un grande roccione squadrato su cui la leggenda vuole che le streghe si trovassero per danzare…
Comune: | Chialamberto |
Zona: | Val Grande |
Località di partenza: | Vonzo (1232 m) |
Località di arrivo: | Roc d'le Masche (1570 m) |
Difficoltà: | E (Escursionistico) |
Tempo di percorrenza: | 45 min |
Segnavia: | 326 + 326B |
Periodo consigliato: | Aprile - Ottobre |
Dislivello: | 340 m |
Itinerario:
Alpeggio Prajas
Poco prima di Chialamberto si devia a destra e si raggiunge con una stretta strada, ma ben asfaltata, il caratteristico paesino di Vonzo. Si posteggia la macchina nella piazza vicino alla chiesa e si imbocca il sentiero che conduce al Santuario Mariano della “Madonna del Ciavanis”. Dopo 20 minuti di marcia si raggiunge un alpeggio, il Praias, lo si supera e poco dopo vedi cartelli indicatori, si svolta a sinistra, abbandonando il sentiero che porta al Santuario. Ora il sentiero si inerpica sulle pendici che scendono dal Roc D'le Masche, con ampi tornanti. Pian piano il bosco si dirada e si giunge ad una balza rocciosa, punto panoramico. Poco dopo si arriva ai prati dove si trova il Roc D'le Masche, dove si è ricavato un caratteristico alpeggio usando il riparo naturale formato dal masso stesso (La Balma).
Vonzo e la sua leggenda
Sulla montagna sopra a Chialamberto c'è Vonzo, dove si trova la “Balma” delle fate ed è doverosa andarla a vedere: la fatica è compensata dalla vista di un paesaggio bellissimo che abbraccia parte della Val Grande, da Santa Cristina fino a Groscavallo e Forno e i ghiacciai delle Levanne.
Ballo delle "Masche"
A Vonzo non vi è più nulla che possa ricordare la città: case in pietra e legno, scalette fatte con sassi ammucchiati, mentre la montagna sovrastante è coltivata fin quasi alla cima. Si scorgono campi di segale e di patate e macchie di alberi alti e poderosi e, verso il villaggio, pascoli grandi e verdissimi. E proprio qui, a poca distanza dal paese, c'è la “Balma” di Vonzo, una grande rupe con la sua leggenda. La data in cui si svolgono i fatti non è precisata, ma senz'altro è posteriore al 1378, anno in cui la Castellania di Lanzo impose un dazio sul vino per costruire il Ponte sulla Stura, conosciuto come “Ponte del Diavolo”. Stava sciogliendosi la neve sul vasto pianoro di Vonzo e le fate si preparavano per la gran festa di primavera. Ballarono pazzamente per tante e tante notti, finchè stanche, una notte si riunirono sulle cime dei faggi per decidere di cambiare divertimento. Quella notte era tiepida, la luna splendente illuminava i ghiacciai del fondo valle. Alle fate venne una strana idea: portare lontano la “Balma” di Vonzo. La rupe era molto pesante e faticarono non poco ad alzarla, chi facendo forza con le mani, chi con le braccia, chi con la testa, tutte insieme finalmente la tirarono su. Mentre tutti dormivano, persino gli orsi e le marmotte, le fate si alzarono in volo con l'enorme fardello e presero la direzione di Lanzo. Lasciarono a destra la punta ora chiamata Santa Cristina, superarono Ceres, Pessinetto, Mezzenile con le sue fucine, Traves, passarono accanto al Monte Bastia, ove allora non sorgeva ancora il Santuario di Sant' Ignazio, sorvolarono Germagnano e finalmente raggiunsero Lanzo. La meta era vicina. Un ultimo sforzo ed ecco il ponte del Diavolo, un arco ardito tra due pareti di roccia. Il loro desiderio stava per avverarsi: mettere sopra il Ponte la “Balma” quella notte stessa e poi, il giorno seguente, dall'alto del Montebasso vedere tutta la gente di Lanzo che accorreva, stupita ed incredula, a vedere il prodigio, anche il Castellano, gli Ufficiali, i soldati, le milizie ed il clero, insomma proprio tutti. Ma ecco che mentre le fate si abbassavano con il loro fardello verso il ponte, all'improvviso a metà del ponte apparire il diavolo, avvolto da un mantello di fiamme, furioso. Egli non voleva che le inquiete fate della Val Grande, per soddisfare un loro capriccio, recassero danno al ponte e sfogò tutta la sua rabbia battendo il piede sopra una pietra e lasciando così un'impronta indelebile.
L'ingresso della balma
E poi il masso era così grande che neanche passava tra le due rocce sulle quali era ancorato il ponte. Umiliate, tremanti e spaventate le fate si fermarono; capirono subito che l'unica soluzione possibile era riportare indietro, al proprio posto la “Balma” e che dovevano farlo entro l'alba. Si rimisero in volo, il peso era diventato insopportabile, le fate dovettero raddoppiare gli sforzi: le mani, le teste affondavano dentro la roccia, che supplizio! Alla fine tra lamenti e gemiti ricollocarono la “Balma” al proprio posto. Il giorno dopo a Vonzo i pastori si interrogavano l'un l'altro sui lamenti sentiti durante la notte. Non sapevano darsi una spiegazione, tutto sembrava a posto eppure nella notte che trambusto! Solo al pomeriggio si accorsero che la “Balma” aveva degli strani segni, impronte di mani, di teste scavate, come per magia, nella dura roccia. La notizia si sparse per tutta la valle, arrivò fino a Lemie, in Val di Viù. Nessuno riusciva a capire come e perchè vi fossero quelle strane impronte. Alla fine una vecchia strega, proprio di Lemie, raccontò del doloroso viaggio delle fate e così tutti poterono conoscere la leggenda della “Balma” di Vonzo.
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