Sentiero Vrù - Miniera Brunetta
Una passeggiata sull'antico sentiero dei minatori
Storia della miniera
Ingresso della galleria principale
in inverno
Lo sfruttamento dei numerosi, seppur modesti, giacimenti di talco della bassa Val di Lanzo è stato attuato dalla Società Possio a partire dal 1870. Le coltivazioni minerarie sopra Vrù di Cantoira sono iniziate con l'arrivo del 1900: sorsero così tre piccole cave a 1600/1700 metri, cave delle quali quella presso l'Alpe Brunetta è la più interessante e caratteristica. La coltivazione del giacimento, a quota 1580 metri, avveniva in sotterraneo: troviamo dunque una galleria principale (in termini tecnici "di carreggio") da cui si diramano alcuni rami laterali che conducono ai rispettivi fronti di scavo per uno sviluppo complessivo di circa 400 metri. La galleria principale è percorsa per intero da una decauville a scartamento 500 mm e trazione elettrica che collega la zona della coltivazione mineraria ai vicini stabilimenti, il parco rotabili è costituito da un piccolo locomotore ad accumulatori e da sei vagoncini a cassone ribaltabile.
Al termine della ferrovia troviamo un piccolo piazzale ospitante un edificio in muratura (lo stabilimento) ripartito in tre settori: sala macchine (compressori, generatori, officina e magazzino), rimessa per la locomotiva, sala minatori usata un tempo come alloggio diurno e ripostiglio. Il materiale veniva portato a valle tramite una teleferica del tipo "va e vieni". Un percorso di pochi chilometri con alcune stazioni intermedie conduceva al fondovalle a Villa di Cantoira. Ancora un breve tragitto su strada fino a Pessinetto, dove si trovava "la fabbrica" (tuttora esistente, anche se fatiscente), lo stabilimento in cui veniva lavorato il minerale, per poi essere infine spedito per ferrovia, tramite un raccordo ancor oggi esistente con la linea Torino-Ceres.
Nell'impianto lavoravano 12 minatori, che giornalmente salivano a piedi alla cava di Vru; si lavorava tutto l'anno, anche d'inverno salvo in caso di eccezionali nevicate. In ogni caso, per ogni evenienza, nei pressi della cava si trovavano (e si trovano tuttora), alcune baite che servivano in caso di necessità come alloggio per i minatori.
L'attività mineraria ha avuto, nelle Valli di Lanzo, un peso importantissimo sull'economia locale, dal Medioevo fino a pochi decenni fa. Numerose sono le testimonianze dell'attività estrattiva e delle varie fasi della lavorazione del minerale che si trovano nelle valli, anche lontano dai siti minerari. Tanti piccoli impianti, sovente in luoghi inaccessibili, sono la testimonianza di quella che per secoli è stata la più importante attività economica delle Valli di Lanzo.
Partendo da questi presupposti è nato il progetto del CAI di Lanzo, della Comunità Montana Valli di Lanzo e del Comune di Cantoira, del ripristino di una cava di talco presso Vrù, al fine di poter creare un vero e proprio museo di archeologia industriale.
Itinerario
Le riproduzioni della Mole Antonelliana
e della Torre di Pisa nella borgata Rivirin
Dalla frazione Vrù di Cantoira imboccare una strada sterrata, dopo un ponticello volgere a sinistra (cartelli indicatori) per raggiungere in breve la bella borgata Rivirin (1100 m) dove si possono ammirare le riproduzioni della Mole Antonelliana e della Torre di Pisa. Qui termina la strada sterrata ed inizia la mulattiera, in corrispondenza della stazione di una teleferica che serviva alcuni alpeggi. Risalire dunque lo stretto vallone, costeggiando il Rio Brissout che si attraversa tre volte. Superata una piccola cava di calce abbandonata, in breve si raggiunge la "fontana del minatore", al successivo bivio per S. Domenico, voltare a destra (cartelli indicatori) e costeggiare il pilone votivo bianco passando a fianco della croce in marmo bianco a ricordo di un minatore che qui ha perso la vita nel 1925 ed inoltrarsi in vallone laterale. Salendo ancora lungo il torrente, le tracce dell'antica teleferica si fanno via via più evidenti, finché il vallone si allarga ed appare in alto la cava. Il sentiero segue un ruscelletto che rende paludoso il pendio; dopo un tratto in bassi arbusti si toccano un paio di baite eccezionalmente adibite a dormitorio minatori durante il periodo invernale e voltando a destra con comodo sentiero si giunge alla miniera.
Una bacheca didattica sul percorso
Bivio per San Domenico