Anello del mulino Turcin
Un tratto del percorso
Arrivo al mulino
Il canale che portava l'acqua
all'Eremo
Itinerario:
Il percorso inizia dalla piazzetta di Cates seguendo il sentiero 420, ove c’è possibilità di parcheggio (volendo anche da Lanzo usufruendo parzialmente dell’Anello di Cates). Dopo duecento metri nei il sentiero prati entra nel bosco costeggiando il fiume Tesso per giungere poi ad un ponte pedonale, di qui si volta a destra verso case Magnetti; dopo una breve salita, sulla sinistra, inizia il sentiero “dei frati” così chiamato perché serviva un canale che i frati avevano costruito per portare acqua al convento dell’Eremo.
Si attraversa una strada e poi si risale sino a costeggiare l’ultima cascina di Oviglia sotto il "Couchet". Il sentiero, in gran parte pianeggiante, lentamente porta sino all'antico ponte “Casassa”, lo si attraversa, si risale sulla strada che porta a Coassolo che si attraversa e si riprende il sentiero subito dopo, cartelli indicatori facilitano la salita.
Si risale sino a trovare un altro sentiero pianeggiante che porta al Mulino del Turcin con l’omonimo vecchio ponte. Questo mulino, recentemente restaurato, offre una visione di altri tempi, suggestivo l’ambiente circostante.
Per il ritorno, se si vuol fare un giro ad anello, si risale il sentiero oltre il ponte per giungere sulla strada asfaltata che proseguendo si attraversa Case Betta per poi passare davanti la chiesa di Coassolo S. Pietro. Arrivati sulla provinciale si sale verso Corio sino al primo tornante che, proseguendo su strada secondaria, incontra il sentiero 426; seguendo i segni bianco-rossi e i cartelli indicatori si scende attraversando Case Vigne, Case Gisolo, Case Sciot e Case Galizia, per giungere alla Chiesetta di S. Anna dove, prendendo la strada per Cates, si ritorna al punto di partenza.
La ruota del mulino
Interno del mulino
La storia:
Il mulino Turcin
Rispetto a tutti i mulini del Tessuolo, il mulino Turcin è la costruzione meglio localizzata, edificata su un piccolo pianoro vicino al ponte, aveva la sua strategia commerciale, la strada di collegamento passava nel cortile del mulino e perciò di facile accesso per la vendita e per la macinazione del grano. Si racconta che anche a distanza di centinaia di metri dal mulino, quando sfornava il suo pane, un profumo inebriante invadeva questa parte nascosta di San Pietro.
L'ultimo gestore fu Giacomo Bertetto di Corio e a lui si deve il nome di "Turcin", forse perché era di pesante corporatura, deceduto negli anni '70. La sua morte segna anche la fine dell'attività del mulino.
A fianco del ponte vi si scorge uno dei piloni votivi più antichi e ormai quasi distrutto dall' incuria.
Costruito come il ponte, in fango, con angoli in mattone pieno, con 4 lati dipinti di cui solo più due ancora visibili, raffigurano sul lato che guarda il ponte San Giuseppe con il giglio, dal lato opposto San Pietro con le chiavi (anche se l'affresco è del tutto sfogliato), non reca però nessuna data.
Il torrente Tessuolo, ramo minore del torrente Tesso, che scorre tra Monastero e Coassolo viene citato sotto vari nomi in antichi documenti del 1353 (Tessirolo, Tesso di Savant, ecc.) .
Ma con certezza si sa che il 12 dicembre 1661 il Marchese di Lanzo Sigismondo D'Este ne concesse l'utilizzo per uso civico agli abitanti di Coassolo e il diritto alla pesca non regolamentata per il sostentamento.
Pilone votivo sul percorso di discesa
Cappella di Sant'Anna alla fine dell'anello