Sentiero Roc d'le Masche
Ingresso della Balma
Passeggiando nei prati di Vonzo verso la strada che scende in direzione del Soglio e dei Castej d’le Rive, è istintivo posare lo sguardo verso N, in direzione del Vallone della Paglia. Si nota assai facilmente, sulla destra idrografica del vallone, un grosso masso squadrato alto al massimo una ventina di metri, posto proprio sul confine tra il bosco e i più alti pascoli. Si tratta del masso noto in zona come il Roc d’le Masche, detto anche Balma d’Vuns (Balma di Vonzo). In italiano è stata preferita la traduzione Balma delle Fate. È curioso come si sia scelto di evitare il più consono termine Masca (ovvero strega), forse per un’impressione più rassicurante. In realtà di masche si è sempre trattato, fin dalla più antica tradizione locale. Anche il termine balma deriva dal locale patuà , e indica un naturale riparo offerto dalla roccia. Ecco così individuati i due elementi caratteristici del nostro masso: il primo è l’alone di fiabe e leggende che lo circondano, il secondo è il curioso ricovero che offre nella sua naturale e generosa cavità. Vediamo meglio queste due caratteristiche, che hanno conferito nei secoli passati una nomea del tutto singolare a questo naturale monumento di roccia.
Salendo ai piedi del grande masso è facile intuire i motivi che lo hanno associato alle masche. Si tratta di una roccia dalla presenza imponente, a forma di parallelepipedo, lungo una trentina di metri e alto una quindicina.
Sul lato settentrionale, verso monte, una stretta e singolare fessura rocciosa lo separa con uno strapiombo dal pendio discendente. Sugli altri lati il masso termina a picco nei prati sottostanti. Sul lato orientale un comodo prato ospita l’accesso al sentiero. Il ripiano superiore del masso, non raggiungibile facilmente, è coperto di bassa vegetazione e erba. L’elemento più pittoresco del macigno riguarda le pareti che sviluppa su tutti e quattro i lati e sul soffitto della balma. Si possono notare tortuose e pronunciate anse, giochi di erosione che si spingono nell’interno della roccia offrendone un aspetto molto particolare e suggestivo.
La parete ovest
La tradizione vuole che queste naturali opere di erosione siano in realtà il segno lasciato dalle masche, che si riunivano abitualmente attorno alla pietra. Una leggenda narra che un tempo la roccia avesse le pareti lisce. Le masche, per far dispetto al Diavolo, avrebbero con un sortilegio staccato dal pendio la grossa pietra – forse un tempo formava un unico promontorio attaccato dal versante settentrionale e la fessura rocciosa sarebbe l’evidente segno del distacco forzato dal pendio? - portandola a valle fino allo stretto che la Stura forma nella zona in cui sorge il ponte del Diavolo, a Lanzo, dove avrebbero voluto depositarla. Qui però il Diavolo, accortosi dell’affronto, avrebbe costretto le masche a riportare sulla schiena la pietra fin nel luogo di origine. Ma non con la magia con la quale avvenne il confortevole viaggio di andata, bensì con il prezzo di un duro lavoro, divenendo la pietra pesantissima! I segni che ancora oggi si notano sulle pareti sarebbero le impronte lasciate dalle schiene delle masche durante il faticoso viaggio di ritorno. Ma non è finita qui. Le masche tornando a monte, esauste di fatica, si resero presto conto di non riuscire a riportare l’enorme masso al suo posto. Così, curandosi di non farsi sorprendere dal diavolo, ruppero una parte della roccia, sul lato meridionale e solo nella parte inferiore della pietra, quella che appoggia a terra. Lasciarono così una cavità, che agevolò il trasporto verso il luogo originario.
Con questo veniamo alla seconda peculiarità del masso, la balma.
La balma è una roccia che individua su più lati una cavità adibita a bivacco d’emergenza o, sovente, anche a cantina. Nel nostro caso la balma è ricavata sul lato sud-orientale della roccia, nei metri finali del suo sviluppo, dove non poggia del tutto a terra. Il riparo è così grande che è stato trasformato in una stalla, chiudendo due lati esterni con un muro di pietra a secco. Una porta di legno, oggi divelta, consente l’ingresso nell’anfratto roccioso dal lato orientale. Anche dentro la balma, sul soffitto roccioso, è possibile osservare i corrugamenti naturali della roccia, simili a quelli che si notano sulle pareti e che tanto hanno suggestionato la fantasia delle persone.
Su questo pittoresco masso sono state aperte anche alcune vie di arrampicata. È difficile reperire documentazione al riguardo, le vie sono abbandonate da decine d’anni e le protezioni (chiodi e spit) ormai deficitarie.
Posa della segnaletica