Tour della Bessanese
Notizie storiche
La Bessanese è un imponente massiccio roccioso di 3604 metri situato sulla linea di confine italo-francese delle alpi Graie, in alta Val d’Ala di Lanzo. Non sempre ben visibile dalla pianura, si manifesta in tutta la sua bellezza risalendo la Valle di Ala, quando la sua stupenda parete est è sempre in vista.
La Bessanese
Il trekking di tre giorni che ci accingiamo a descrivere ne compie il periplo attraverso sentieri di alta montagna dove, in molte zone, i detriti morenici hanno preso il posto degli antichi ghiacciai.
Non è però solo per la bellezza selvaggia di questi luoghi che merita percorrere questo cammino. Sulle pietre dei due valichi con la Francia, il colle dell’Autaret ed il passo del Collerin, ad oltre 3000 metri di quota, sono scritte vere pagine di storia. La valle di Viù, la più meridionale delle Valli di Lanzo, è percorsa dall’antica strada per la Francia attraverso il colle dell’Autaret (3072 m), che costituiva per i duchi di Savoia un valico alternativo al Moncenisio, seppure meno frequentato e di più difficile attraversamento. I due valichi ed il Rigugio Gastaldi, toccati dal nostro tour, sono stati importanti testimoni della guerra partigiana. Le Valli di Lanzo, come molte altre vallate alpine piemontesi, hanno avuto un ruolo di primo piano nella lotta partigiana. Particolarmente cruento fu il 1944, quando i nazifascisti attaccarono pesantemente le Valli di Lanzo con rastrellamenti, incendi e devastazioni per piegare le formazioni partigiane che vi erano insediate. É la stagione che Gianni Dolino, capo partigiano nelle Valli di Lanzo, in un capitolo del suo libro “Partigiani in Val di Lanzo”, definisce “Apocalisse d’autunno”. Eloquente, nell’opera di Dolino, è la testimonianza del partigiano Pietro Carmagnola: “All’alba marciamo tutti in fila indiana sulla mulattiera del pian della Mussa. Nessuno ha voglia di parlare. Camminiamo curvi sotto il peso dei nostri zaini e dei nostri pensieri. [...] la mitragliatrice, il mortaio e due cassette di munizioni passano di spalla in spalla. Nessuno parla, nessuno si lamenta, Si va avanti lentamente, un passo dopo l’altro.[...] Al Rifugio Gastaldi giungiamo verso sera [...] ci buttiamo a dormire dove capita, fuori nevica. Al secondo giorno decidiamo di partire, camminiamo ora sul ghiacciaio [...] finalmente siamo al passo del Collerin e iniziamo la discesa [...] siamo entrati in Francia”.
Il primo rifugio Gastaldi (1880)
Il Rifugio Gastaldi, il più antico delle Valli di Lanzo, venne costruito nel 1880. Distrutto dalle fiamme nel dicembre del 1908 per la disattenzione di alcuni alpinisti, viene ricostruito nell’arco di un paio d’anni. Nella notte fra il 3 e il 4 ottobre del 1944 un nuovo incendio, questa volta appiccato dai nazifascisti durante gli scontri con le truppe partigiane del distaccamento Savant costrette a retrocedere verso la Francia attraverso il passo del Collerin (3203 m), lo rade nuovamente al suolo. Soltanto nel 1970 viene inaugurato il nuovo rifugio che rimane immutato sino ad oggi.
Nell’inverno 1944-1945 il Collerin fu valicato da diversi gruppi di partigiani diretti ai rifornimenti in Francia e nell’aprile del 1945 per il Collerin passò un gruppo misto di partigiani e maquis francesi per far saltare la teleferica del Rifugio Gastaldi, che serviva ai nazifascisti per fortificare la linea di frontiera.
Anche il colle dell’Autaret diventò una faticosa ma utile scappatoia per sfuggire alla morsa nazifascista e ripiegare in Francia.
Uno dei problemi che le brigate partigiane dovevano affrontare era quello sanitario. A Margone, l’ultimo centro abitato della Valle di Viù, fu realizzato un ospedale partigiano, ubicato nella Villa Cibrario e coordinato dal dottor Attilio Bersano Begey, il comandante “Ferrero”. Il duro rastrellamento del settembre-ottobre 1944 rese necessario lo sgombero definitivo dell’ospedale con il difficile trasporto dei ricoverati in Francia attraverso il colle dell’Autaret.
Se durante il periodo dell’ultima guerra i due valichi sono stati percorsi soprattutto dai partigiani che cercavano rifugio nella vicina Francia, dalla seconda metà dell’800, all’inizio della guerra, erano il varco di passaggio per il contrabbando che si svolgeva fra Italia e Francia. Nel dopoguerra, con l’arrivo dei primi turisti, gli stessi contrabbandieri si trasformano in guide e conducono su quei passi gli alpinisti.
Recentemente i volontari del CAI Lanzo hanno provveduto a contrassegnare tutto il sentiero di questo percorso con bolli bianco-rossi e ad installare cartelli indicatori e bacheche didattiche.
Il lago della Rossa
Costruzione della diga (luglio 1931)
La diga posta a quota 2716 risulta essere la più elevata esistente in Italia, con una capacità di 8.300.000 metri cubi.
La prima domanda per ottenimento di concessione di sfruttamento d’acqua a scopo idroelettrico dell’asta fluviale della Lera risale al 1917 inoltrata dalla ditta “Bisetti Luigi” con inizio sondaggi nel 1923 dagli ingegneri Gallo e Antonielli e successivamente subentro la SALPE (società anonima ligure piemontese elettricita) realizzatrice degli impianti.
I lavori per la costruzione della diga durarono dal 1927 al 1932 solo nei periodi estivi con ausilio di ponteggi e pontili dotati di binari e gru di grandi dimensioni, per il trasporto di materiale edili furono realizzate numerose tratte di teleferiche, inoltre furono costruiti dei tratti di ferrovia a piccolo scartamento ridotto (decauville) per un totale di 5 km con tanto di locomotiva.
Nel 1936 l’impianto idroelettrico passò all’Ovesticino e successivamente alla Dinamo nel 1957 per poi passare definitivamente all’Enel nel 1963.
Nei pressi del lago, nel 26 luglio 1990 è stato inaugurato un bivacco con 18 posti letto a cura dei Padri Camilliani , promotore Padre Vittorio Bertolaccini, a ricordo del primitivo pilone edificato nel 1959 andato distrutto da una slavina nel 1969.
Costruzione della diga (1931)
Scampagnata al lago della Rossa
I laghi di Autaret
TI laghi di notevole estensione a quota 2970 risultano essere i più alti delle Valli di Lanzo; nei pressi sull’omonimo colle transitava già nell’epoca romana una strada che portava alle gallie.
The Romano Moise refuge at 1930
Nel XVI° secolo il colle fu posto sotto stretta sorveglianza per evitare il contagio della peste, successivamente la mulattiera fu usata dalla posta a cavallo.
Nei pressi dei laghi ci sono alcuni ruderi di casermette che servivano da presidio del valico nell’ultima guerra del 1945, il “Rifugio militare del Moisè” fu costruito dalla milizia confinaria in soli tre mesi con muri spessi 60 centimetri, era abitudine per gli escursionisti visitare i militi che a volte si univano anche per escursioni al valico.
La GAF nelle Valli di Lanzo formava il raggruppamento “Levanna” comandati dal Tenente Colonnello “Fino” che controllava tutti i valichi alpini.
In particolare le casermette dell’Autaret erano presidiate dal Battaglione “Val Brenta” sotto la direzione del sottotenente “Dino Cattoni” di Padova con comando istallato presso il Rifugio Vulpot al lago di Malciaussia, mentre a Margone era attestato come riserva il battaglione “Val Cismon".